Fedcoop, si profila una corsa a due con il duello tra Girardi e Dalpalù

di Francesco Terreri

Il prossimo presidente della Federazione Trentina della Cooperazione potrebbe venire fuori dalla sfida tra Andrea Girardi, avvocato, già impegnato per il risanamento della cantina La Vis e appassionato di coop ma esterno all’attuale assetto di via Segantini, e Renato Dalpalù, commercialista, ex presidente del Sait e candidato alla presidenza nel 2015, dopo il quarto mandato di Diego Schelfi, ma all’epoca costretto a rinunciare alla corsa per l’esplodere del caso Btd Servizi Primiero, la cooperativa edile finita in liquidazione coatta amministrativa.

Il terzo nome rimasto dalla scrematura operata l’altro giorno dai “grandi elettori” è l’esponente del sociale e di Cooperazione Salute Michele Odorizzi, candidato nel 2018 e battuto per un soffio da Marina Mattarei. Appare però difficile che Odorizzi possa essere il nome di mediazione tra Dalpalù e Girardi.

Per la scelta del presidente della Cooperazione, dopo le dimissioni lo scorso febbraio di Mattarei e dell’intero cda, la Federazione ha avviato una specie di primarie in vista dell’assemblea elettiva del 31 luglio. Il lavoro di individuazione del candidato, che di solito era svolto dal consiglio di amministrazione uscente, è stato affidato a una ventina di rappresentanti di tutti i settori. Dopo il primo incontro, in cui si era arrivati ad una lista di sei nomi, ora la rosa è scesa a tre possibili candidati. Tra gli altri, non è stata considerata una candidatura sufficientemente forte quella della commercialista Romina Paissan, già caposindaco di Federcoop. Esclusi, dopo ulteriori valutazioni, anche i nomi di esponenti politici a vario titolo vicini alla Cooperazione, da Lorenzo Dellai a Mario Tonina.

Girardi è sostenuto in primo luogo da molte cooperative agricole e, sembrerebbe, anche da diverse Casse rurali. C’è chi lo considera troppo estraneo al mondo coop ma, viceversa, c’è chi sottolinea proprio la sua posizione esterna ai tradizionali equilibri politici di via Segantini, con un profilo tendenzialmente trasversale che può più facilmente favorire l’unità dopo i mesi travagliati della presidenza Mattarei.

Dalpalù invece è apertamente sponsorizzato dall’ala vicina all’ex presidente Schelfi. Si tratta di un esponente storico della Cooperazione, che ha guidato il Sait negli anni del risanamento, mettendo la faccia, come usa dire lui stesso, anche nelle fasi difficili della riduzione del personale e dei licenziamenti. D’altra parte pesa ancora la vicenda che lo fermò cinque anni fa, aprendo la strada all’interregno di Giorgio Fracalossi e poi alla presidenza di Mauro Fezzi. Sul crac da 24 milioni di euro della Btd, considerato dai giudici frutto di malagestione, Dalpalù ha patteggiato l’anno scorso un anno di pena, sospesa.

Una scelta definita dal suo legale Alessandro Melchionda «tecnica», che non costituisce un’ammissione di responsabilità.

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