Valeria Ghezzi e le code in quota per prendere le funivie dolomitiche: «Gli impianti sono sicuri, casi isolati»

Vi ricordate Valeria Ghezzi? La presidente dell'Anef - associazione di categoria degli industriali impiantisti - all'esplodere della pandemia a marzo dichiarò che «La neve è più forte del virus». Oggi, davanti alle foto di code chilometriche per le funivia dolomitiche, non cambia parere: «Non sono certo gli impianti di risalita possibili fonti di contagio. Anzi, sono percepiti come sicuri e frequentati con tranquillità: le seggiovie sono aperte, su cabinovie e funivie abbiamo un forte arieggiamento, con viti che tengono aperti i finestrini. I viaggi durano pochi minuti e le code sono state occasionali». Valeria Ghezzi, presidente di Anef (Associazione nazionale esercenti funiviari), presidente anche delle Funivie Seggiovie San Martino di Castrozza, fotografa la stagione 2020: «Giugno per noi è stato inesistente; a luglio abbiamo registrato un calo medio del 20%; agosto si sta rivelando in linea con gli anni scorsi e c’è da essere contenti».

Con un boom a cavallo di Ferragosto che ha creato qualche assembramento nelle zone a maggiore vocazione turistica anche in coda agli impianti: «Si tratta di eccezioni. Sì, le ho viste anch’io le foto» aggiunge Ghezzi.

«Si è trattato di casi isolati nel clou della stagione, in orari ad alta affluenza. Come gli anni scorsi. Gli impiantisti e il personale fanno rispettare la distanza di sicurezza di un metro e controllano se si indossa la mascherina all’interno delle stazioni. All’esterno serve il buon senso e il rispetto dei turisti. Nella mia zona, a San Martino, ho trovato tutti molto rispettosi. Certo, si può sempre trovare il singolo che si secca a sentirsi richiamare all’uso della mascherina. È fisiologico».

Valeria Ghezzi ricorda come gli impianti di risalita (seggiovie, cabinovie, funivie) prevedano una riduzione di un terzo della capienza rispetto ai tempi pre-Covid: «La funivia Rosetta, ad esempio, ha calato la capienza ammessa da 40 a 27 posti. Su una cabinovia da 10, si viaggia al massimo in 6. Ci sono distanziamento, mascherina e gel igienizzante come precauzioni ormai standard».

Rispetto all’inverno, spiega ancora Ghezzi, i turisti sono più pazienti (non devono sciare) e preferiscono viaggiare su cabine in compagnia dei soli familiari, senza estranei, ma questo non rallenta le operazioni di imbarco. «Io sono attiva anche nel settore della ristorazione, e devo dire che sia in quota che in fondovalle quest’anno il calo si sente. Non ho mai visto tanti plaid da pic-nic sui prati e credo non si sia mai venduto tanto affettato per i panini. Per questo ribadisco che un ferragosto da sold-out non ha certo risolto la stagione. I grandi numeri ci sono stati solo in concomitanza con il Ferragosto. Vedremo già la prossima settimana il calo e per settembre c’è un grande punto interrogativo. Ma a preoccuparci di più è l’inverno.

Lo scorso 8 marzo, a inizio emergenza, Natale lo vedevamo lontano. Ora sappiamo che è vicino; con il Covid bisogna convivere, mancheranno certamente gli stranieri. E non neghiamo certo che l’aprés-ski è la movida estiva che si sposta nei rifugi sulla neve. Bisognerà valutare attentamente».

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Valeria Ghezzi, presidente nazionale Anef

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