Il virus secondo Lucio «Sto sempre in casa ma l'immondizia è mia»

Pensavamo non volesse rispondere.

«Scusi! scusi...».

Stavamo per riattaccare.

«...ho trovato traffico in corridoio».

Al tempo del Coronavirus bisogna stare a casa, raccomanda il comico trentino Lucio Gardin. E lo fa a modo suo: strappandoci un sorriso. Stare a casa, oggi, è voler bene agli altri, vicini e lontani. È un abbraccio virtuale, fino a quando potremo abbracciare veramente, di nuovo, più forte.

Ma quanti siete in casa, Lucio?

«Tre. Io, mia moglie e mia figlia. Ma l’appartamento è piccolo».

Credevamo fosse ricchissimo.

«Sono eccessivamente ricco! ma preferisco spendere i soldi in altre cose».

Li spenda anche per un semaforo.

«Ho organizzato un paio di rotatorie ma dobbiamo perfezionare i meccanismi. Intanto ci siamo divisi gli spazi».

Ah sì?

«La mattina io in sala, mia moglie nello studio e mia figlia sul divano. Il pomeriggio si cambia: io nello studio, mia moglie in sala e mia figlia sempre sul divano».

Figlia adolescente?

«Beccato».

Era facile.

«Poi c’è il cane».

Ma dai! Scommettiamo che l’ha comprato adesso.

«Ma le pare...».

E come si chiama?

«Boh... Quando parla non si capisce niente!».

Altri animali?

«Fino alla settimana scorsa portavo il pesciolino a prendere una boccata d’aria. Ora neanche quello».

Meno male... Ma la vita al tempo del virus entrerà nei suoi spettacoli, un giorno?

«Non lo so. Penso che quando ci saremo buttati alle spalle il brutto momento - un momento che definire drammatico è poco - vedremo tutta questa situazione, magari, anche sotto il profilo ironico. Ma ci vorrà molto tempo».

Cosa le manca della vita normale?

«Ho voglia di abbracciare. Ho voglia del contatto umano. Tutte quelle cose che, giustamente, ci vengono vietate, adesso. Perché è veramente rischioso. Voglio ribadirlo con forza: andare in giro è sbagliato. Pericoloso».

Dobbiamo agire con senso di responsabilità.

«Anche i giovani possono contrarre il virus. Pensi che sto realizzando uno spot per sensibilizzare le persone sul fatto che non devono uscire di casa. Ne ho già fatto uno, con Loredana Cont, e ne stiamo facendo un altro. E io e Loredana abbiamo deciso che tutta la somma prevista per questo breve filmato vada sul conto corrente dell’Azienda sanitaria dedicato all’emergenza Coronavirus. In questo momento ognuno di noi deve fare qualcosa, secondo le proprie possibilità. Io non sono un medico: non posso andare in corsia a curare, ma col mio linguaggio artistico posso fare qualcosa, di meno importante, certo, ma comunque utile ad aiutare gli altri. Possiamo abbracciarci virtualmente, insomma. Dobbiamo farlo».

E in questi giorni, oltre a badare al cane e al pesciolino, cosa fa?

«La cosa più bella?».

Se si può dire...

«Si può, si può».

Vada.

«L’immondizia».

Eh?

«Non avrei mai immaginato che portar fuori l’immondizia sarebbe stato così importante!».

Ha visto!

«Litighiamo per andare a buttarla... Non era mai successo. Ma quello è il mio momento e lo difendo coi denti».

Sta lavorando a qualche spettacolo, anche?

«Certo. Ho lo studio in casa, i miei testi li scrivo qui, ma tutta questa situazione ti fa scoprire tante piccole cose».

Ad esempio?

«Che il vasetto della Nutella non è bucato. Ho una figlia!».

Come la capisco...

«Poi, oltre a scrivere, faccio tante altre cose».

Dica.

«Ho appena finito d’imbiancare l’appartamento con il pennellino junior scuola».

Non sapevamo neppure che esistesse.

«A punta tonda!, che l’è ancor pù picol! Prima e seconda mano...».

Esagerato.

«...e mi riprometto di dare pure la terza... E poi leggo».

Legge tanto?

«Senta qui: “L’amore dura tre anni”, di Frédéric Beigbeder. Un libro che in questo momento serve molto. E un altro: “Psicosoluzioni”, di Giorgio Nardone. Sottotitolo: Risolvere rapidamente complicati problemi umani».

Miseria! Pensavamo andasse sul comico.

«Sto leggendo anche un libro di Kevin Hart, in effetti. Oggi l’avrei finito se non si fosse rotta la caldaia».

Questa è sfortuna.

«Ho chiamato l’idraulico. Non chiamarlo! ha gridato mia moglie, ma l’ho tranquillizzata: prima che arrivi, l’emergenza sarà finita».

Ma dica un po’: qual è la prima cosa che farà quando ci diranno che siamo liberi e possiamo uscire di casa?

«Andrò a buttare l’immondizia. Perché ormai non posso farne a meno!».

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