Anziano in terapia intensiva covid, ma alla Centrale non risulta e lo chiamano per un tampone

TRENTO - Che attendibilità hanno i dati sui contagi e sui ricoveri in Trentino? Se lo chiede un cittadino, che ci ha raccontato oggi la storia di un suo familiare, ultraottantenne, ricoverato in terapia intensiva, ma che per la Centrale Covid era ancora in "isolamento fiduciario" a casa sua.

"Il mio parente - ci spiega il cittadino - ha ricevuto la prima dose di vaccino ai primi di febbraio, come ultraottantenne. Nove giorni dopo, mentre attendeva il richiamo Pfizer, ha manifestato i sintomi del Covid e, a fronte di un tampone svolto privatamente, è risultato positivo. Vivendo da solo, abbiamo chiamato il numero verde della Provincia, dove un operatore che rispondeva da un call center di Roma ci ha consigliato di attivare i servizi sociali del Comune. Il giorno dopo l'anziano, dato l'aggravarsi delle condizioni, è stato ricoverato con l'ambulanza in gravi condizioni nel reparto di media intensità".

L'odissea dell'anziano è però a lieto fine: è uscito dalla fase più grave, e dall'ospedale è stato trasferito in un reparto Covid in una Rsa. Tutto bene?

"Oggi i familiari sono stati contattati dalla centrale Covid dell'Azienda Sanitaria, che chiedeva di verificare con un nuovo tampone la fine della positività. Ma non sapevano né del ricovero, né dei successivi trasferimenti. A questo punto - si chiede il cittadino che ci ha interpellati - mi chiedo su quali dati si basi il controllo dei pazienti Covid. L'operatore mi ha candidamente confessato che il ricovero del nostro anziano parente non era stato registrato, e non risultava da nessuna parte".

Lo sconcerto lascia lo spazio all'amarezza. Ed ai dubbi.

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