I dipendenti provinciali sono diventati un bersaglio

Lettera al giornale

Leggo con interesse le lettere pubblicate nella sezione "Lettere al Direttore" ed i commenti del Direttore sempre molto equilibrati ma nella risposta fornita alla signora Giovanna Bertolini (25 giugno) riguardo al notevole aumento dei prezzi nei bar ravviso alcuni punti che meriterebbero un chiarimento. Lascia perplessi l'affermazione che uno dei metodi per risolvere la crisi in cui versano bar e ristoranti sia quello di far rientrare i dipendenti provinciali al lavoro nelle loro sedi. Il rientro avviene in quanto l'emergenza è passata ed è previsto a livello nazionale. Nella risposta del Direttore risulta che ai dipendenti provinciali saranno assicurati addirittura 2 buoni pasto al giorno, notizia non vera, non avrebbe senso.
La prestazione lavorativa decisa unilateralmente e comunicata con pochissimi giorni di anticipo prevede due turni di 5 ore ciascuno. Al mattino con una fascia flessibile (7.30-7.45) fino alle 12.30-12.45 ed una al pomeriggio con flessibilità dalle 13.15 - 13.45 fino alle 18.15-19.30. Una volta tornati a casa i dipendenti devono terminare la prestazione lavorativa con le 2 ore e mezza mancanti.

Una simile scelta non ha tenuto conto delle persone che risiedono lontane dalla sede di lavoro, che a causa di una flessibilità cosi ridotta dovranno obbligatoriamente muoversi con i mezzi privati. Ciò comporterà un notevole aumento del traffico ed il ridotto ricorso al mezzo pubblico. Questi dipendenti non si fermeranno a mangiare nei bar cittadini perché dovendo rientrare quanto prima a casa non avranno il tempo materiale per farlo. Per evitare la compresenza di troppe persone in un ufficio potevano fare rientrare a giornata intera per alcuni giorni alla settimana a turno. In questo caso i dipendenti che lavorano in sede avrebbero la solita mezz'ora di tempo per consumare il buono pasto (uno) al bar più vicino. Dispiace inoltre rilevare come i dipendenti provinciali siano diventati il bersaglio di tutti i giustificati malumori del momento. Eppure anche i dipendenti comunali, regionali, Camera di commercio seguono regole organizzative simili.

Pur nella consapevolezza che i dipendenti provinciali in questo periodo difficile sono riusciti ad assicurare un buon livello di prestazioni si tende a denigrare lo smart working invece di prendere spunto per snellire la macchina burocratica e per organizzare meglio il lavoro, con un maggior controllo sui dipendenti da parte dei superiori e con una pianificazione più efficace. Invece di penalizzare le conquiste raggiunte per i lavoratori pubblici si dovrebbe migliorare le condizioni di lavoro nel settore privato. La mattina ci saranno sicuramente file di dipendenti provinciali fuori dalla loro sedi in attesa della misurazione della temperatura visto il quarto d'ora concesso per entrare, mi auguro che non siano fotografati e criticati perché simili modalità di rientro non sono state condivise e discusse.

Nicoletta Novello


L'autonomia si misura anche nelle piccole cose


Forse non mi sono spiegato. Ho scritto che i buoni pasto raddoppiano perché con i nuovi orari si dà la possibilità di usufruirne anche a dipendenti che prima non li avevano. L'incentivo al consumo - non saprei come altrimenti chiamarlo - è del tutto evidente, anche se con i nuovi orari - come ben si coglie dalla sua lettera - immagino che molti dipendenti preferiranno pranzare prima di andare in ufficio o mangiare comunque a casa una volta finito di lavorare (utilizzando comunque il buono per prendere, che so, il pane o altro, come consentito dalle regole).

L'emergenza nazionale, poi, si chiuderà solo a fine luglio e dunque la Provincia - come s'è fatto ad esempio Bolzano - poteva tranquillamente prolungare, con delle piccole modifiche, questa fase di lavoro agile, evitando - per la fretta di tornare alla normalità - di scontentare tutti. Se ho dato la sensazione infine di prendermela con i dipendenti provinciali o con i dipendenti pubblici, le dico che l'intento era opposto: me la prendo con politici che non hanno saputo approfittare di questa emergenza per studiare e immaginare qualcosa di diverso, come s'è invece fatto nel pubblico.

L'autonomia si misura anche nelle piccole cose. E facendo rientrare tutti senza avere ancora la idee chiare si finisce per fare autogol, facendo pensare ai cittadini che lo smart working sia (e sia stato in questi mesi) una sorta di privilegio. Nulla di più sbagliato. In tutti i casi, la fretta della Provincia fa pensare due cose: che il gran ritorno in ufficio sia una risposta a baristi e ristoratori (che sono anche tutti elettori, ovviamente) e che sotto sotto si voglia trasmettere un messaggio a tutti gli altri cittadini, facendo loro sapere che i provinciali non sono certo dei privilegiati. Un doppio errore, a mio avviso. In sostanza io e lei la pensiamo allo stesso modo, ma forse - e mi dispiace - io non sono stato chiaro

lettere@ladige.it

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