Quei “miserabili” che prendono il bonus

Lettera al giornale

Quei “miserabili” che prendono il bonus

Caro direttore,
le scrivo ancora una volta sentendo un grande senso di frustrazione e anche di rassegnazione rispetto al comportamento di taluni individui che approfittano dei “varchi” che le leggi permettono per fare profitti eticamente scandalosi per usare un eufemismo. Mi riferisco a quei “miserabili” che pur rivestendo la nobile veste di parlamentare della Repubblica Italiana, ma sembra che ci siano anche numerosi altri eletti in consessi regionali così come diversi professionisti, che intravedendo nella legge la possibilità di ottenerlo, hanno fatto richiesta per avere un sussidio dallo Stato destinato alle imprese e alle persone in difficoltà.
Fa molto pensare poi, che secondo alcuni politici, è colpa del Governo che ha scritto una legge troppo permissiva e non (udite udite), di chi pur sapendo che quei soldi eticamente non gli spettavano ha fatto ugualmente richiesta e li ha ottenuti, sottraendoli al fondo destinato ai veri bisognosi. Gli stessi politici che accusano ancora oggi il Governo che le richieste dei sussidi sono troppo macchinose, che occorreva fare una legge snella e senza troppi paletti. È come dire che se un automobilista passa con il semaforo rosso, non è colpa dell’automobilista, ma del comune che ha installato su quell’incrocio il semaforo.
Questa è la classe politica che si sta facendo crescere nel nostro Paese. Questi sono gli insegnamenti che questa classe dirigente sta trasmettendo ai nostri giovani. Ebbene, io come cittadino non ci sto! E lotterò con tutte le mie forze, affinché a prevalere sia la buona etica comportamentale, per la quale occorre veramente una grande rivoluzione la cui scintilla dovrà partire dai giovani che non intendono farsi soffocare da tali malcostumi e da così tanta inciviltà.

Enrico Lillo


 

Sono scandalizzato come lei

Sono scandalizzato e anche disgustato come lei. Il comportamento dei parlamentari è semplicemente inqualificabile, riprovevole. Però confesso che mi faccio - a questo punto ad alta voce - anche qualche domanda: se quel “bonus” era per tutti, quanti professionisti che guadagnano ben più dei politici l’hanno incassato senza che nessuno si scandalizzasse (e quanti bisognosi che lo meritavano non l’hanno invece avuto)?
Poi: perché il “semaforo”, per giocare con la sua metafora, non prevedeva che a quell’incrocio potesse passare solo chi si trovava in oggettive difficoltà (c’erano molti modi per stabilire un tetto o per pensare comunque a precisi vincoli)? Come mai saltano fuori cinque nomi proprio un mese prima di un referendum su un taglio dei parlamentari, referendum che ormai si è riempito di una demagogia tale da farci pensare che tutti i problemi dell’Italia si possano risolvere “tagliando” i politici, come se con loro non si tagliasse anche un pezzo di democrazia, di necessaria rappresentanza, di preziose (e diverse) sensibilità?
E come mai, ancora una volta, si fa di tutta l’erba un fascio, mettendo sullo stesso piano i ricchi parlamentari, gli altrettanto ricchi consiglieri regionali e i consiglieri comunali (che come ben lei sa prendono solo gettoni di presenza e che certo non si arricchiscono e che dunque hanno giustamente chiesto e ottenuto il bonus)?
Il rischio, e gioco ancora con le sue parole, è che per colpa di quei cinque cialtroni si considerino miserabili tutti i politici. Ciò che hanno fatto resta scandaloso ed eticamente a dir poco esecrabile - anche se formalmente legittimo, visto che lo prevede la legge -, ma questo resta purtroppo anche il Paese dei cavilli, dei furbi e dei (sospetti) delatori. Si vergognino (e restiutuiscano gli euro intascati) i parlamentari, a cominciare da quelli che dicono una cosa e ne fanno un’altra, ma non si approfitti di questo ennesimo scandalo etico per processare e condannare senza appello un’intera classe politica.

 lettere@ladige.it

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