Rimborsi: somme sequestrate a Bezzi, Viola e Mellarini

Ammontano a poco più di 13mila euro i rimborsi chilometrici che tre ex consiglieri provinciali e un ex assessore avrebbero percepito indebitamente. Questa, almeno, è la tesi della procura di Trento che, nei giorni scorsi, ha chiesto e ottenuto un decreto di sequestro preventivo della somma corrispondente alla cifra contestata a carico di tre di loro, per un totale di circa 12.300 euro: l’ex assessore provinciale Tiziano Mellarini e gli ex consiglieri Giacomo Bezzi e Walter Viola. Al vaglio c’è, come detto, anche la posizione di un quarto ex consigliere, al quale viene però contestata una somma più contenuta. Diciamo subito che l’indagine, affidata alla Guardia di finanza, non è ancora chiusa e, dunque, in questa fase si tratta di contestazioni ancora tutte da provare e gli stessi interessati sono convinti di potere chiarire di avere agito con correttezza e in buona fede.

Le ipotesi di reato al vaglio del pm Carmine Russo, titolare dell’indagine, sono due: truffa aggravata e falso in relazione alle richieste di rimborso presentate durante la scorsa legislatura per spese di viaggio e di missione. Rimborsi che, secondo l’accusa, in vari casi non avrebbero rispettato i requisiti per beneficiarne,
cioè avere percorso i chilometri per fare la spola tra l’abitazione in provincia e i palazzi della politica nel capoluogo. Il regolamento del Consiglio provinciale prevede infatti che «per la partecipazione alle sedute, della conferenza dei presidenti dei gruppi consiliari, delle commissioni e sottocommissioni, dell’ufficio di presidenza e degli altri organi collegiali formalmente previsti e costituiti presso il Consiglio, ai consiglieri che non risiedono nel comune dove si svolge la seduta spetta il rimborso per le spese di viaggio dal luogo di residenza alla località ove avviene l’incontro.

Il rimborso è commisurato unicamente al costo dei mezzi di trasporto pubblico o al costo chilometrico per l’uso di un automezzo». Invece, secondo le indagini delle Fiamme gialle, in 434 richieste, sarebbero emerse delle irregolarità: in alcuni casi i consiglieri avrebbero chiesto il rimborso pure avendo dormito in città o essendo partiti da un luogo diverso da quello di residenza. Una ricostruzione che le Fiamme gialle hanno attuato incrociando i dati dei rimborsi con quelli dei tabulati telefonici. A carico di Mellarini il gip Enrico Borrelli ha disposto un sequestro preventivo di 1.507 euro. «Ho affidato tutto ai miei legali - si limita a commentare - e risponderò nelle sedi opportune». Ammonta a 4.391 euro la somma contestata all’ex consigliere Viola: «C’è un’indagine in corso - osserva - e io sto ricostruendo tutto il quadro, ma sono fiducioso.

È giusto che la magistratura faccia il suo corso, ma io ho le mie buone motivazioni per pensare di chiarire cosa è successo», conclude. Anche Bezzi, che secondo la procura avrebbe percepito indebitamente rimborsi per 6.493 euro, si dice sereno. Non esclude che possano esserci stati degli errori, ma rivendica di avere sempre operato in buona fede: «Mi sento moralmente a posto - osserva - In cinque anni non ho mai dormito a Trento. Io avevo una duplice residenza: a Ossana e Tenerife». Bezzi evidenzia di non avere mai chiesto rimborsi dalla Spagna. «Ho sempre chiesto il rientro a Ossana, ma tante volte andavo a Tenerife, però non volevo chiedere il rimborso per viaggi così lunghi - spiega - Altre volte andavo a Milano, dove ho due società, dopo la commissione, oppure a Roma. Io credevo che fosse corretto chiedere il rimborso da residenza a luogo di lavoro. Posso avere sbagliato, pensando di agire con buonsenso». Ma Bezzi si dice anche convinto che possano esserci ingenerati malintesi legati alla localizzazione del telefono. «Io ho sempre avuto anche un telefono con scheda spagnola, ma i controlli hanno riguardato quello da consigliere, che spesso restava in ufficio o sulla macchina lasciata nel parcheggio della Regione».

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