Virus cinese, parla Merler il ricercatore trentino di Fbk: "Niente paura, fidatevi della scienza"
Quante possibilità ci sono che il Coronavirus rimanga fuori dall’Italia? Per Stefano Merler (nella foto in basso), ricercatore di Fbk, responsabile dell’Unità di Ricerca Dynamical Processes in Complex Societies ed esperto di epidemiologia, pochissime.
Dottor Merler, è possibile fare un po’ di chiarezza sulla pericolosità e la velocità di diffusione di questo virus?
Fare chiarezza è difficile perché c’è incertezza su tutto. Innanzitutto non si sa cosa stia succedendo a Wuhan e non sapendo quello è difficile azzardare cosa potrà accadere da noi. Adesso ci sono stime sulla trasmissibilità che dicono che ogni persona può infettare in media da 1,5 a 3,5 persone. Numero in linea con la Sars ma molto elevato, e quindi bisognerebbe ridurre del 60-70% la trasmissibilità.
E ciò è possibile?
Difficile ma possibile. Anche con la Sars è stato fatto. Nel disastro complessivo che c’è stato, si è riusciti a limitare i danni. I sistemi di sanità nazionale hanno gli strumenti per intervenire in modo adeguato. Il problema, al momento, è la mancanza di conoscenza di questo nuovo virus.
Il problema sembra ora essere il fatto che possono essere contagiose anche persone asintomatiche, ossia che non hanno in sintomi della malattia.
La Sars era una malattia completamente sintomatica, le persone che stavano male cercavano assistenza medica e quindi era più facile intervenire. Se fossero contagiosi anche gli asintomatici sarebbe decisamente un problema.
Anche i controlli che vengono effettuati agli aeroporti sarebbero assolutamente insufficienti.
In aeroporto una persona che presenta dei sintomi viene individuata senza grandi problemi e sottoposta alle profilassi previste dalle autorità sanitarie competenti, una persona che apparentemente non presenta sintomi evidenti supera lo screening pur affetta da virus. I tempi di incubazione per la Sars e la Mers erano di cinque-sei giorni. Potrebbe essere lo così anche per il nuovo coronavirus, ma non lo sappiamo. Inoltre, lo screening potrebbe essere del tutto inefficace ad individuare persone infette, e che possono potenzialmente trasmettere il virus, ma asintomatiche.
Il virus è arrivato in Francia, c’è un sospetto a Vienna. Arriverà anche in Italia?
Bisogna stare cauti con i sospetti, ma di sicuro è arrivato in Francia e può arrivare anche in Italia, anzi credo proprio che arriverà. Le stime più recenti sul numero di casi in Cina parlano di 20 mila casi in città che hanno rapporti con il mondo, il che vuol dire difficile pensare di contenere la diffusione.
C’è quindi di che avere paura?
Paura no, è prematuro perché non sappiamo nemmeno la gravità. Si parla di una cinquantina di morti ma bisogna capire su quante persone infettate. La Sars ha fatto molto meno casi ma aveva un di tasso mortalità del 15%.
Quanto durerà quest’emergenza?
Per la Sars era durata circa un anno. Possibile che anche in questo caso si vada avanti per un periodo molto lungo. Ora sono state adottate una serie di misure straordinarie in Cina, ma forse troppo tardi perché nuovi casi iniziano a spuntare ovunque.
Cosa bisognerebbe sapere che ancora non è noto di questo virus?
Il virus è stato isolato, quello che non si sa sono epidemiologia e trasmissibilità. Importante è sapere quanto tempo passa da quando una persona si infetta a quando altri vicini a lui si infettano, quindi la velocità di trasmissione. Nel caso della Sars, poi, poche persone ne infettavano tante ma tante non trasmettevano. Quindi è stato isolando le prime che la malattia era stata contenuta. Con il Coronavirus ancora non è noto, bisogna avere pazienza e fiducia nelle autorità di sanità pubblica. Le stime preliminari che circolano sono preoccupanti, ma non bisogna avere paura.