Bevande zuccherate perché fanno male
Michele Pizzinini, specialista in Scienza dell'alimentazione e Diabetologia, torna a parlare di un argomento che negli scorsi giorni sull'Adige ha fatto discutere molto
Ha sollevato un po' di perplessità il mio intervento ove dichiaravo che le bevande zuccherate sono responsabili di circa 180.000 morti al mondo ogni anno. Più di una persona mi ha detto che la cosa gli sembrava quasi incredibile, ma dopo qualche spiegazione, ammettevano che in effetti la cosa poteva essere plausibile. Cercherò di convincere anche voi. Come sapete, con il termine glicemia si intende la concentrazione (= quantità) di glucosio nel sangue. Il glucosio è lo zucchero che le nostre cellule usano come combustibile per produrre energia. Si considera una glicemia normale quando il suo valore è minore di 100 mg/dl, e si parla di diabete per valori superiori a 126 mg/dl. In condizioni ottimali è opportuno mantenere i valori di glicemia sugli 80-90 mg/dl.
In altre parole si può dire che quando la glicemia è normale, a 90 mg/dl, significa che nei 5 litri di sangue circolante in soggetto adulto, sono diluiti 5 g di glucosio, circa un cucchiaino da caffè di zucchero, pari ad 1 grammo per litro. Quando in 5 litri di sangue circolante ci sono più di 7 grammi (un cucchiaino ed un pizzichino di zucchero compreso tra due dita) significa avere il diabete. Capite che il confine tra normalità e iperglicemia è molto ristretto. Quando beviamo un bibita contenente degli zuccheri (bevande gasate, the freddo, sciroppi, ecc.) gli zuccheri, dopo pochissimo tempo, non avendo bisognio di essere digeriti, lasciano lo stomaco, passano nell'intestino, dove vengono rapidamente assorbiti e rilasciati nel sangue.
Facciamo un esempio. Immaginiamo di controllare la glicemia a un soggetto mollemente rilassato sulla sdraio di una spiaggia prima che si beva una lattina di una bevanda zuccherata che contiene mediamente 35-40 g di zucchero e rileviamo un valore ottimale di 80 mg/dl (4-5 g di glucosio - un cucchiaino da caffè scarso). Il signore, per la gran sete, se la trangugia in pochi minuti. Il suo corpo che avrebbe avuto bisogno solo di acqua, si vede arrivare nello stomaco in pochi minuti una gran quantità di zuccheri (circa 7-8 cucchiaini di zucchero), che, come detto, non richiedendo alcuna digestione, vengono rapidamente assorbiti e trasferiti nel sangue.
Nel giro di 10-15 minuti la quantità di glucosio circolante passa da 5 grammi a 40, otto-dieci volte il valore iniziale! Se i 40 g di zuccheri della bevanda rimanessero in circolo il valore della glicemia schizzerebbe a 720 mg/dl!
Uno sconquasso! Il pancreas, che è il nostro «lettore di glicemia», appena rileva un aumento della glicemia tale, produce insulina in abbondanza, in maniera direttamente proporzionale all'aumento della glicemia: quanto più la glicemia sale e tanto più viene immessa insulina nel flusso sanguigno.
Immaginatevi che stress dev'essere per il pancreas liberare così tanta insulina in pochissimo tempo per allontanare tutto questo glucosio il più rapidamente possibile. Il glucosio deve essere prontamente rimosso dal sangue, perché, pur essendo una molecola relativamente piccola, è altresì molto reattiva, si attacca alle pareti dei nostri capillari più sottili e li danneggia, tanto che il diabetico a lungo andare, dopo parecchi anni di malattia, può sviluppare una microangiopatia, ovvero delle ostruzioni a livello delle sottilissime arteriole dei reni, della retina, dei nervi, della cute, ecc.
Il messaggio che l'insulina porta a tutte le cellule è quello di prelevare glucosio dal sangue per abbassare la glicemia. Nel caso però di un soggetto sedentario, che l'ultima volta che ha fatto un minimo di attività fisica ed ha consumato qualche grammo di glucosio, risale a qualche giorno prima, i muscoli hanno già i magazzini pieni di glucosio e non possono collaborare a ridurre la quantità di glucosio dal sangue.
L'insulina a questo punto si rivolge al fegato e lo «obbliga» ad allontanare tutti questi zuccheri dal sangue che altrimenti andrebbero a danneggiare le arterie. Il fegato, preleva il glucosio, lo trasforma in trigliceridi e lo deposita dentro grosse gocce di grasso.
Ricapitolando: il signore ha soddisfatto la sua sete, però il pancreas è stato strizzato per benino, il fegato si è «ingrassato» ed i muscoli hanno continuato a dormire! Provate ad immaginare cosa sarebbe successo se questo signore si fosse mangiato anche un bel gelato oltre alla bevanda! A questo punto capite anche voi che con i milioni di persone che si bevono milioni di lattine di bevande zuccherate, 180.000 mila morti all'anno imputabili ad esse non sono poi una gran cifra.
Michele Pizzinini - Specialista in Scienza dell'alimentazione e Diabetologia -