Alla Consulta per cambiare sesso ma senza passare dal chirurgo
La questione del cambio di sesso all’anagrafe senza obbligo di effettuare intervento chirurgico approda martedì alla Corte Costituzionale
La questione del cambio di sesso all’anagrafe senza obbligo di effettuare intervento chirurgico approda martedì alla Corte Costituzionale. La legge in vigore, infatti, la 164 del 1982, subordina la rettificazione di attribuzione di sesso alla modificazione dei caratteri sessuali della persona. Il caso di una donna che ha chiesto al tribunale civile di Trento la rettificazione di attribuzione di sesso con modifica dell’atto di nascita, domandando di essere autorizzata in futuro all’intervento chirurgico, ma senza ritenerlo necessario, ha aperto la strada verso la Consulta.
Il Tribunale, infatti, dubita della costituzionalità della norma e ha rimesso gli atti ai giudici costituzionali. La Corte discuterà il caso in udienza pubblica martedì prossimo 20 ottobre: Giuliano Amato è il giudice relatore; Gabriella Palmieri e Attilio Barbieri gli avvocati dello Stato; Massimo Luciani e Paolo Chiariello i legali che sosterranno le istanze della persona ricorrente.
La protagonista alla base della vicenda è una donna che non ha figli, non è sposata e dichiara «di aver percepito, sin da quando aveva 7 anni, un’identità di genere maschile, abbigliandosi sin da allora in tal senso e presentandosi così anche nell’ambiente sociale - si legge nell’ordinanza del tribunale - avvertendo altresì un orientamento sessuale verso le donne. Lamenta un forte e persistente senso di frustrazione e di disagio, dovuto al fatto che nei propri documenti di identità, le risultanze anagrafiche attestano la sua appartenenza al genere femminile». Della questione di fondo, alla base della vicenda, si era già occupata di recente la Cassazione. A luglio la Suprema Corte ha esaminato il caso di una persona transessuale che, autorizzata all’intervento chirurgico vi ha poi rinunciato, ma chiedeva comunque la rettificazione dello stato civile.
Dopo il rigetto del ricorso sia da parte del tribunale di Piacenza che della corte d’appello di Bologna, la Cassazione invece le ha dato ragione e ha stabilito che per ottenere il cambio di sesso all’anagrafe, l’intervento chirurgico di adeguamento degli organi sessuali non è obbligatorio. La sentenza peserà senz’altro sulla decisione della Corte Costituzionale, che però non è detto accolga la questione: potrebbe anche respingerla come inammissibile, stabilendo che si è già trovata una soluzione giurisprudenziale proprio grazie alla Cassazione che consente di applicare la norma secondo Costituzione, nella direzione auspicata dai ricorrenti.