Tumore alla prostata, gli importanti risultati di un gruppo di ricercatori guidati da un medico trentino
A breve sarà possibile valutare il livello di aggressività del tumore alla prostata, quello più frequente tra i maschi - 400mila le nuove diagnosi ogni anno in Europa, circa 35mila i casi registrati nel 2015 in Italia - con un semplice esame del sangue. È questo l'importante risultato di uno studio condotto da gruppo di ricercatori italiani guidati dal trentino Marco Moschini (foto Twitter), urologo del San Raffaele di Milano, e presentato in Germania. La ricerca è stata presentata dal Corriere della Sera.
Nell’analisi i ricercatori hanno dimostrato che i pazienti con ipogonadismo (ovvero un basso livello dell’ormone sessuale maschile, il testosterone) hanno maggiori probabilità di avere un alto punteggio di Gleason e, quindi, una neoplasia particolarmente difficile da trattare.
I tumori restano una malattia in costante aumento: si stima che nel 2015 in Italia siano stati diagnosticati 363.300 nuovi casi, di cui 194.400 (54%) negli uomini e 168.900 (46%) nelle donne. Si può affermare che mediamente, ogni giorno nella nostra nazione quasi 1000 persone si ammalano di cancro. Il tumore più frequente, nel totale di uomini e donne, risulta quello del colon-retto con quasi 52.000 diagnosi stimate nel 2015, seguito dal tumore della mammella con circa 48.000 nuovi casi; in sequenza arrivano poi il tumore del polmone con 41.000 nuovi casi, quello alla prostata e alla vescica.
I tumori restano la seconda causa di morte (29% di tutti i decessi) dopo le malattie cardio-circolatorie (38%). La buona notizia è che la sopravvivenza a 5 anni in Italia è aumentata notevolmente rispetto a quella dei casi diagnosticati nei trienni precedenti sia per gli uomini (57% nel 2005-2007 contro il 39% del 1990-1992) che per le donne (rispettivamente 63% contro 53%).