Educare al pensiero critico

Don Milani, Danilo Dolci e Mario Lodi. Questi  grandi maestri del passato hanno saputo trasgredire il conformismo pedagogico della loro epoca e dimostrano ancora oggi come l'educazione debba essere continuamente reinventata. È quanto emerso oggi a EDUCA nell'ambito dell'incontro organizzato dalla Fondazione Franco Demarchi.


Piergiorgio Reggio, docente dell'Università Cattolica di Milano e presidente della Fondazione Franco Demarchi insieme al ricercatore Diego Di Masi dell’Università di Pavia sono stati oggi i protagonisti del dialogo dedicato al pensiero, ma anche e soprattutto alle gesta educative concrete di tre grandi maestri del passato: Don Milani, Mario Lodi e Danilo Dolci. “C’è poca memoria – ha sostenuto Di Masi - di maestri che pure hanno lasciato il segno in ambito educativo”. La casa editrice Becco Giallo per dare traccia delle loro azioni ha pubblicato tre graphic novel che hanno reso loro omaggio: dedicando a Don Milani “Bestie, uomini e Dio”, a Mario Lodi “Pratiche di libertà nel paese sbagliato” e a Danilo Dolci “Verso un mondo nuovo, mediterraneo”. Tre opere di una collana che prevede ora pubblicazioni su Gianni Rodari e su Maria Montessori.

Ma cosa accomuna Lodi, Dolci e Don Milani, si sono chiesti i due esperti nel dialogo. "Sono nati nello stesso decennio del fascismo, in luoghi di provincia che ispiravano la trasformazione e l’innovazione educativa. Le comunità nelle quali hanno agito sono state determinanti per il successo delle loro azioni. Avevano inoltre in comune la passione per l’arte. Di Masi ha presentando la grafic novel dedicata a Lodi ha sottolineato come faccia emergere l’aspetto politico di questo maestro,  il suo impegno quotidiano con i bambini, il suo puntare sula partecipazione e la collaborazione. “In Lodi troviamo vere e proprio pratiche di cittadinanza e l’infanzia assume una dimensione sociale e politica, oggi divenuta più introspettiva”.

Reggio, autore del libro “Lo schiaffo di Don Milani – il mito educativo di Barbiana”, ha spiegato come Lodi e Don Milani abbiano educato "con il fare concreto dei ragazzi. Per Don Milani da ogni cosa si può apprendere, purché ci sia il passaggio della trasformazione. Nella sua esperienza l’elemento della giustizia è sempre presente e nonostante nasca in luoghi rurali, la scuola di Lodi e Don Milani è viva”.

Infine Danilo Dolci è stato ricordato per i suoi scioperi “alla rovescia” e per le azioni collettive nonviolente condotte con il digiuno, per il suo documentare e denunciare il dominio mafioso in  Sicilia. “Lui dichiarava, annunciava le sue azioni – ha detto Di Masi – voleva che si parlasse di lui perché voleva che si parlasse della condizione della Sicilia”. L’impegno educativo di Dolci emerge dal suo operato basato sulla convinzione che nessun cambiamento possa prescindere dal coinvolgimento, dalla partecipazione diretta degli interessati e dalle competenze locali. Don Lorenzo Milani, Mario Lodi, Danilo Dolci con la loro testimonianza concreta hanno indicato le direzioni per costruire saperi validi non solo per sé, ma per la società. Questi maestri hanno cercato di liberare l’educazione trasgredendo le regole del conformismo pedagogico della propria epoca e creando nuove pratiche educative. Le loro lezioni costituiscono il filo rosso di un’educazione critica che richiede di essere continuamente reinventata nel contesto sociale e culturale attuale. “Si pensa sempre che l’educazione debba sempre servire a qualcosa – ha concluso Reggio – può darsi che a volte porti alla conoscenza, ma principalmente è un’attività che ha una valenza umana che aiuta a vivere”.

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