La libertà scientifica è tuttora sotto attacco
Da Giulio Giorello un appello alla comunità scientifica per isolare i negazionisti. Da Galileo a Darwin, dalla geologia e alla robotica. A EDUCA con il filosofo e matematico un “viaggio”che ha preso il considerazione epoche e situazioni diverse e ha individuato nel principio del “non danno all’altro” di Jefferson una regola di convivenza e di rispetto. Rivendicate la tradizione libertaria e l’eccellenza della ricerca scientifica italiana.
Pubblico numeroso e attento per l’incontro con Giulio Giorello, filosofo, matematico e epistemologo, titolare della cattedra di Filosofia della scienza all’Università di Milano. Giorello ha appassionato la platea di Educa sul tema “cos’è la libertà?”, questa mattina al Palazzo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto. A interloquire con lui Enrico Franco, direttore del Corriere del Trentino.
Si è partiti dal saggio “Libertà”. “Mi hanno detto che in alcune lingue – ha commentato Giorello - non c’è nemmeno la parola “libertà”. Nella lingua inglese invece ci sono tre accezioni di libertà: Freedom, Liberty, Enfranchisement”. La sua analisi si è quindi concentrata su libertà, indipendenza ed emancipazione. A partire dal “Giulio Cesare” di Shakespeare. Un “viaggio” che ha preso in considerazione epoche e situazioni diverse e che ha individuato nel principio del “non danno all’altro”di Jefferson una regola di convivenza e di rispetto nel relativismo.
Giorello ha rivendicato la tradizione libertaria dell’Italia:”c’è chi obietta che in Italia non si sia vissuta, ma non è vero”. Quindi ha proposto una “galleria di non libertà” ovvero di persone che sono state osteggiate e perseguitate per le loro idee: Galilei, Labriola, Cattaneo, Gobetti, Einaudi, Colorni. A questo elenco, sollecitato dalle domande del pubblico, ha poi aggiunto anche Dossetti, Martini, Manzoni e Dante. Nomi che fanno comprendere quanto il fenomeno della “non libertà” sia stato trasversale. Dalla scienza alla politica. Fenomeno che non si è esaurito.
Giorello ha lanciato l’allerta: tuttora la scienza è sotto attacco e occorre vigilare. Galilei e Darwin, ma anche la geologia e la robotica. Dopo aver ricordato l’eccellenza della ricerca scientifica italiana (un caso su tutti: il Cern di Ginevra con Fabiola Gianotti), ha messo in evidenza la scarsa considerazione che c’è, da parte di molti, verso la ricerca di base e i problemi di fondi e di burocrazia che minacciano le università italiane.
Sollecitato da Enrico Franco, il filosofo ha poi approfondito la questione della scienza sotto attacco.
Ha ribadito come il principio del “non danno all’altro”di Jefferson possa essere una buona regola. «Sono relativista nel senso di Leopardi (Zibaldone). Il relativismo è punto di partenza, non di arrivo. Non è dire che tutte le posizioni sono uguali, ma permettere a tutti di esprimersi».
Ma che fare se un docente è negazionista? Per Giorello è la comunità scientifica che deve rispondere: “il negazionista dice: “Auschwitz non c’è stato: non ero lì”. Non è tanto lo Stato che dovrebbe intervenire davanti ai negazionisti, ma la comunità scientifica che deve far vedere le prove: foto, documenti. Come si farebbe in un processo. Evitiamo le galere (faremo dei negazionisti dei martiri), usiamo invece l’arma del ridicolo, della confutazione. Il modo di ragionare degli antidarwinisti è molto simile a quella dei negazionisti”.