Diabete, esami inutili: si possono risparmiare 40 milioni di euro
Ridurre il numero di esami diagnostici inutili, o non appropriati, per ottenere un risparmio di 30-40 milioni di euro l'anno impiegabili a favore dei pazienti. È una delle sfide sul tavolo per il neo-eletto presidente della Società Italiana di Diabetologia (Sid), Giorgio Sesti, nel prossimo biennio, insieme all'obiettivo di garantire ai tanti malati l'accesso ai farmaci innovativi in arrivo grazie ai quali, afferma, «nei prossimi 5-10 anni si punta ad una riduzione del 20% degli attuali tassi di mortalità».
Una sfida non da poco considerando i numeri, in rapida crescita anche in Italia: «Sono circa 3,6 milioni gli italiani colpiti, ma un altro milione non sa di essere malato ed altri 3,5 milioni di connazionali sono, per familiarità o altre caratteristiche, a forte rischio di sviluppare il diabete». Una malattia «sociale - sottolinea Sesti - con complicanze gravi e che costa ogni anno allo Stato oltre 9 miliardi, non tanto per le cure bensì per l'impatto sul welfare legato ad assistenza, pensioni di invalidità e prepensionamenti».
Insomma, una sorta di «bomba ad orologeria», visto il trend in crescita della malattia anche nel nostro Paese, in parte però «disinnescabile»: «Accettiamo la sfida lanciata sull'appropriatezza ed il nostro obiettivo per il prossimo biennio - afferma il presidente Sid - è anche ridurre gli esami diagnostici inutili, come le ecografie, perché magari effettuati senza aver prima svolto screening primari di base. Si potrebbero così ottenere 30-40 milioni di risparmi reinvestibili l'anno, oltre ad una riduzione del 15-20% delle liste di attesa in radiologia».
Ad una migliore gestione delle risorse mira pure il secondo progetto del neopresidente: «Vogliamo realizzare un "bollino blu" per i microinfusori di insulina. Sono garantiti ai malati nei Livelli essenziali di assistenza, ma vari di quelli in commercio non sono affidabili o maneggevoli». Ma c'è un'altra grande sfida: garantire ai pazienti i farmaci innovativi in arrivo. Si tratta, spiega l'esperto, «di nuove combinazioni di molecole, più efficaci e con meno effetti collaterali e che, soprattutto, potranno portare ad una riduzione della mortalità per diabete del 15-20%».