Per i problemi erettili ecco il gel «miracoloso»
Gli urologi dell'ospedale Santa Chiara spiegano le novità arrivate in questo settore
Sempre più italiani soffrono di deficit dell'erezione (detto «de»). Se nel 1998 circa il 12% dichiarava, su un campione molto esteso di popolazione, di soffrire di «de», a oggi alcuni report condotti in Italia danno un allarmante crescita di questa percentuale. Questo valore in crescita è dato, da una parte dall'aumento del numero delle diagnosi fatte (per le campagne di prevenzione e di sensibilizzazione su tale patologia), e dall'altra dall'aumento di alcune patologie sistemiche che hanno un impatto sull'erezione, come la sindrome metabolica.
«Quest'ultima - sottolinea Tommaso Cai , urologo e andrologo al Santa Chiara e neo-eletto segretario nazionale della Società italiana di Andrologia - è un problema importante e molto spesso ignorato: si tratta, infatti, di una situazione clinica ad alto rischio cardiovascolare che comprende una serie di fattori di rischio e di sintomi che si manifestano contemporaneamente nell'individuo».
Il comune denominatore è la resistenza periferica all'insulina, cioè una non corretta «gestione» degli zuccheri da parte dell'organismo. È molto frequente e spesso si correla a livelli bassi di testosterone. «Inoltre - continua il dottor Cai - questa sindrome è correlata a stili di vita sbagliati, come la vita sedentaria o un eccesso ponderale. Una dieta ricca di grassi animali e povera di frutta e verdura può peggiorare il quadro clinico».
«Nel passato il deficit erettile era un problema clinico sottovalutato e, spesso, non trattato, sia per una reticenza dei pazienti a farsi visitare per questo problema, sia per mancanza di strumenti terapeutici adeguati -spiega Daniele Tiscione , urologo e andrologo al Santa Chiara e delegato regionale del Trentino Alto Adige della Società italiana di Andrologia - Oggi grazie alle campagne di prevenzione e di informazione e soprattutto ai passi in avanti fatti dalla ricerca medica e farmaceutica in ambito andrologico questo problema viene affrontato con maggiore attenzione e soddisfazione, sia da parte del paziente che del medico. Ad oggi, infatti abbiamo diverse linee di trattamento. La prima è sicuramente il cambiamento dello stile di vita: attività fisica, aumentare l'assunzione di frutta e verdura e non fumare. Inoltre, un corretto controllo delle eventuali patologie presenti è molto importante, come per esempio mantenere buoni livelli di glicemia nei diabetici. Anche la nutraceutica e la fitoterapia possono avere un ruolo in questo».
«Oggi - ci riferisce Cai - l'andrologo deve saper usare e consigliare i prodotti a base di integratori e fitoterapici anche nel trattamento del problema. Se questo non è sufficiente, allora è necessario passare ai farmaci. Dal 1998, anno di lancio del Viagra, si sono susseguiti altri farmaci per via orale con effetti validi e con profili di sicurezza alti che hanno garantito un'elevata qualità di vita ai maschi affetti da queste problematiche. I profili di sicurezza sono stati sempre più migliorati fino ad arrivare a prodotti con caratteristiche di sicurezza e di efficacia indiscutibili, come l'ultimo arrivato, l'avanafil. Se ancora questi farmaci non funzionano possiamo ricorrere a trattamenti iniettivi direttamente nel pene, prima di arrivare al trattamento con protesi peniena. Nell'ultimo anno, però, si è aggiunto un nuovo device medico per il trattamento della disfunzione. Si tratta di una gel da applicare con un dosatore all'interno dell'uretra. Questo gel ha una particolare struttura che attraverso il contatto con la mucosa dell'uretra viene velocemente trasportato all'interno dei corpi cavernosi del pene (dove avviene l'erezione) ed esplica la sua azione».
Sempre su questo nuovo gel interviene Cai: «Il prodotto è stato sperimentato in studi con un gran numero di pazienti arruolati e con caratteristiche di malattia diverse; questo aspetto è molto importante, poiché fa capire che tale dispositivo può essere utilizzato in molti pazienti, senza limitazioni cliniche». «Questa nuovo device - conclude Gianni Malossini , primario dell'Urologia del Santa Chiara - ci dà la possibilità di ampliare il nostro armamentarium terapeutico nel trattamento non solo dei pazienti che soffrono solo di "de", ma anche in quelli che sono andati incontro ad una chirurgia urologica oncologica demolitiva per tumore della prostata o della vescica, e desiderano riottenere una buona qualità di vita sessuale».
«Dobbiamo ricordarci - continua Malossini - che pur ottenendo ottimi risultati nel trattamento del tumore della prostata grazie alla nostra esperienza sulla chirurgia robotica, i pazienti hanno bisogno di un counseling adeguato e di essere seguiti in modo accurato per evitare le gravi conseguenze che possono derivare sulla sfera sessuale».