La storia di Lisa Gili, in arte Nina Hernandez Dalla laurea ai porno, «Il mio atto di rivolta»
«Il mio è un atto di rivolta per dimostrare che sono una ragazza libera e sincera».
Lei si chiama Lisa Gili, ha ventiquattro anni, è nata a Feltre e vive a Trento. Si è laureata due anni fa in Sociologia, con una tesi premiata dall'Ateneo. Lei è bionda, occhi azzurri, fisico atletico. Poi c'è Nina Hernandez: ha le stesse identiche caratteristiche di Lisa, ma di Nina sveliamo anche il mestiere. Fa la pornoattrice e ha girato da poco il suo primo film. Lisa e Nina, ovviamente, sono la stessa persona. A Trento in tanti l'avranno notata: biondissima e volutamente appariscente, non passa certo inosservata. Magari in molti l'avranno anche giudicata, senza sapere nulla di lei, della sua vita, della sua storia. Senza sapere cosa fa e, soprattutto, perché lo fa.
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Prima domanda marzulliana: chi sto intervistando? Lisa o Nina?
«Io sono semplicemente Lisa. Ho solo voluto adottare un nome d'arte, per non usare nel mondo del porno il nome con cui mia mamma mi ha battezzata».
Perché ha accettato di raccontare quello che fa?
«Sono sempre stata un po' controcorrente. Poi ho trascorso anni a vergognarmi, sentirmi in colpa e nascondermi. Ora non ho problemi a parlare del mio mestiere: è un lavoro come un altro e mi permette di essere indipendente. Il lavoro che fai non è sinonimo di ciò che sei. Io ho un'etica e una morale, sono una persona e merito rispetto. So che in tanti mi insultano e mi giudicano alle spalle, senza sapere la storia difficile che ho alle spalle».
Da quanto tempo vive a Trento?
«Ormai sono più di cinque anni e mi sento trentina. Qui ho raggiunto la mia indipendenza e sono molto legata alla città. Sono arrivata dopo la maturità al Liceo psico pedagogico. Dopo la laurea ho pensato di andarmene dalle montagne, e soprattutto da posti con mentalità chiusa e un po' bigotti. Poi ho deciso di restare: anche se sono un po' esibizionista, amo la tranquillità e il poter fare passeggiate all'aria aperta».
Perché sociologia?
«Alla fine del liceo ho trascorso un periodo in Brasile, come volontaria con le madri canossiane. Lì ho capito che le tematiche sociali erano il mio interesse».
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Poi la tesi: su cosa?
«Sui disturbi alimentari in chiave sociale e l'Ateneo ha anche premiato il mio scritto. Ho analizzato come le persone e la società etichettano le ragazze che hanno questi problemi. Le frasi tipo "non mangia perché vuole fare la modella": ecco, quelle sono delle pugnalate, perché dietro ci sono questioni più complesse. Anche io ho sofferto di questi problemi, il primo anno di università. La gente pensava male e non capiva: io ho un bel corpo, non avevo bisogno di martoriarlo. Però ho sfogato così il mio malessere».
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Ai tempi dell'università ha anche iniziato a guadagnarsi da vivere autonomamente.
«Il primo anno avevo una borsa di studio. Poi, per un imperdonabile errore, non ho fatto la richiesta in tempo per il secondo. Non avevo il coraggio di andare da mia mamma e chiederle tutti quei soldi, perché ho troppo rispetto per lei e perché la amo troppo. Così ho deciso di arrangiarmi. I lavoretti che trovavo toglievano troppo tempo allo studio, così ho iniziato come ballerina, modella, ragazza immagine».
Senza dire niente a sua mamma? Lei sa del suo lavoro?
«Ho provato a parlarle, a spiegarle che è solo un lavoro, che non toglie nulla alla possibilità di fare altro in futuro facendo valere la mia intelligenza. Ma non capisce. Mia mamma ha fatto di tutto per me e mia sorella, ci ha cresciute da sola e le sarò grata a vita».
Con chi parla del suo lavoro?
«Per fortuna c'è mia sorella: lei mi capisce, mi accetta e mi ama per quello che sono e quello che faccio».
Da modella a porno attrice: la consecutio non è ovvia e scontata. Perché questa svolta?
«Ho iniziato quasi per caso a fare la ballerina nei night. Lì per la prima volta mi sono spogliata e ho esposto la mia sessualità. Non avevo mai pensato al porno, poi a maggio, alla Festival Erotika, la svolta. Mi hanno detto che la mia bellezza era sconvolgente e che avrei meritato un pubblico maggiore. Io da un po' di tempo, dopo un amore finito, una storia importante giunta al termine, ero depressa, mi sentivo sporca, sbagliata, in colpa e mi vergognavo di me. Così ho deciso di dare una svolta e ho girato il film».
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Se stessi intervistando un musicista gli chiederei che genere fa. Allo stesso modo lo chiedo a lei.
«Questo primo film è del genere "teen". Io faccio la ragazzina sbarazzina: biondina, carina, con i codini o le trecce. Poi, nelle scene, non sono così timida. Ne abbiamo girata più di una: per la distribuzione in Francia con il preservativo, perché lì i film porno hanno anche valenza di educazione sessuale. Poi senza per i mercati Usa ed Europa. Poi alcune scene soft e anche una che potrà essere vista in 3D con gli occhialetti. Un'innovazione».
Lei è un po' Barbie, ma ha un nome d'arte latino. Perché?
«È vero. Vuole essere un omaggio al mio amato Brasile, un Paese che mi ha accettata e voluto bene e nel quale ho imparato tanto lavorando con i bambini poveri. Poi non volevo usare che mi ha dato mia madre».
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Che rapporto ha con il suo corpo?
«Molto libero, dopo essere stato molto problematico. Per avere un corpo tonico e definito come il mio bisogna fare fatica, curarlo, fare palestra e mangiare con attenzione. Da un po' faccio Thai Boxe: un modo per uscire dalla depressione e per sfogarmi. In autunno inizierò a fare dei combattimenti».
E tirare un pugno al sacco è come tirarlo a chi la giudica.
«Il mio lavoro è visto male da una società di benpensanti. Poi c'è chi in giacca e cravatta fa cose orribili nel proprio privato ma mantiene un buon riconoscimento sociale. Il mio è un atto di rivolta per dimostrare che sono una ragazza libera e sincera».
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