Cescita, ovaie in pericolo se la mamma ha fatto chemio
Alcuni trattamenti chemioterapici, se effettuati all’inizio della gravidanza, possono avere effetti negativi sulla fertilità delle figlie, danneggiandone le ovaie in via di sviluppo.
È quanto dimostra uno studio su cellule di topi pubblicato su BMC Cancer e condotto presso l’Università di Edimburgo.
La durata della vita riproduttiva di una donna è determinata prima della nascita, mentre le ovaie si stanno sviluppando nel grembo materno. Il processo attraverso il quale gli ovociti vengono racchiusi in follicoli inizia a 17 settimane di sviluppo fetale ed è completato solo alla fine della gravidanza.
Studiando ovaie di topi in laboratorio, i ricercatori hanno scoperto che esporle ad etoposide (chemioterapico considerato sicuro nel secondo e terzo trimestre di gravidanza) prima che i follicoli si formino, causa la morte della maggior parte delle cellule germinali.
I follicoli sono diminuiti dal 72% al 90% in risposta a dosi, rispettivamente, medie e alte del farmaco. Una volta che gli ovociti sono stati racchiusi nei follicoli, ovvero dopo il secondo trimestre, invece, il chemioterapico non ha effetti negativi significativi.
«Il secondo trimestre di gravidanza - spiega l’autrice principale dello studio Norah Spears - è importante in quanto si formano i follicoli che determineranno quante uova una donna produrrà nel corso della vita. Se i risultati saranno replicabili negli esseri umani, significherà che il chemioterapico assunto nel secondo trimestre potrebbe portare, nella prole, a menopausa precoce e riduzione della fertilità nella donna».