Prevenzione dei tumori con le analisi del sangue
Prevenire l'insorgere di un tumore alla prostata da un semplice esame del sangue.
Questa è la possibilità documentata in uno studio, condotto in sinergia con il Weill Cornell Medical College di New York, del Centro di Biologia Integrata dell'Università di Trento (Cibio) pubblicato sulla rivista scientifica Nature Communications e sostenuto dall'Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro (AIRC).
Il tumore alla prostata è la seconda tipologia di cancro più frequente negli uomini e causa ogni anno oltre 250mila vittime nel mondo. Con oltre 30mila nuovi casi ogni anno diagnosticati in Italia, di cui circa 500 soltanto in Trentino Alto Adige, è uno dei tumori più diffusi nella popolazione maschile.
Ne risulta infatti colpito, in media, un italiano su otto e le statistiche rivelano che il numero di casi, con l'allungamento dell'età media della popolazione, è in costante aumento. Si tratta anche, e questo è uno dei fattori chiave usati dai ricercatori del Cibio, di una malattia caratterizzata alla base da una forte componente ereditaria. La prospettiva che si apre, se i primi risultati dello studio del Cibio fossero confermati, è quella di intervenire con trattamenti specifici prima dell'insorgere della malattia in soggetti riconosciuti come a rischio proprio grazie ad un esame del sangue.
La prima novità dello studio sviluppato dall'Università di Trento è la scelta di avviare un'indagine sul cosiddetto DNA spazzatura, a lungo ignorato dal mondo scientifico. «Questa parte di DNA non codificante, per decenni considerato un sottoprodotto del metabolismo cellulare, rappresenta la fetta più cospicua, più del 97%, del genoma umano - spiega Sonia Garritano ricercatrice del Cibio, una delle autrici dell'articolo - Poiché questa parte cospicua del DNA non produce proteine e non si capiva quale altro ruolo avesse, per molto tempo è stata ignorata e sottovalutata. Grazie a molti studi oggi sappiamo, invece, che svolge importanti funzioni regolatrici dei geni e può essere implicato nella suscettibilità ad alcuni tipi di tumore».
Guardando quindi a questa specifica parte del DNA umano, i ricercatori si sono concentrati su specifiche parti di esso, quelle in grado sia di regolare l'attività dei recettori ormonali sia di dare origine al tumore. « In particolare - spiega il coature dell'articolo, il ricercatore Alessandro Romanel abbiamo considerato il ruolo del recettore degli androgeni, controllato da ormoni, che non soltanto è fondamentale nello sviluppo della prostata, ma svolge anche una funzione chiave nella regolazione e progressione tumorale. Abbiamo cercato un legame tra questi pezzetti di sequenza con caratteristiche specifiche e le alterazioni tipiche delle cellule tumorali.
E abbiamo così stabilito una sorta di ponte tra il materiale genetico ereditario e le caratteristiche specifiche della malattia». I ricercatori hanno realizzato lo studio prendendo in esame il DNA di oltre 500 individui affetti da tumore alla prostata insieme a quello di più di 3000 individui sani, analizzando il materiale attraverso tecniche sperimentali di biologia molecolare, compreso l'editing del genoma. I primi risultati presentati alla comunità scientifica e medica su Nature Communications sono incoraggianti: ora le ipotesi di laboratorio e computazionali dovranno passare al vaglio e alla prova degli studi clinici.