La Crusca contro «caregiver» «Perché dirlo in inglese?»
«Familiare assistente» riconosciuto dalla legge, ma solo se parla «inglese». Questa la presa di posizione degli studiosi del gruppo Incipit dell’Accademia della Crusca in merito all’uso del termine «caregiver» nella legge di bilancio 2018.
Quanto previsto dalla normativa, si spiega, «è un fattivo riconoscimento della solidarietà e della cura familiare come beni sociali. Stupisce tuttavia che, per ottenere tale riconoscimento, questa attività abbia dovuto assumere la denominazione inglese ‘caregiver’, seguita dall’aggettivo italiano ‘familiare’. Ciò obbliga a lunghe perifrasi per spiegare di chi e di cosa si stia parlando. Ci chiediamo se veramente la lingua italiana non disponga di un termine sufficientemente capace di comprendere le attività che la legge assegna alla figura del ‘caregiver’». Incipit indica più soluzioni, da «prestatore di cure» ad «assistente domestico», proponendo come designazione unica quella di familiare assistente.
«La legislatura da poco terminata - si osserva ancora - ha mostrato una forte propensione per i termini anglicizzanti: stepchild adoption, spending review, jobs act, whistleblower, voluntary disclosure, flat tax. Il bilancio della legislatura sarebbe stato diverso se invece di tali espressioni si fosse parlato, più chiaramente, di adozione del figlio del partner, di revisione della spesa pubblica, di legge sul lavoro, di allertatore civico, di collaborazione volontaria, di tassa forfettaria? Forse no, ma il cittadino avrebbe indubbiamente beneficiato di maggiore trasparenza. Gli effetti positivi sarebbero ricaduti sulla partecipazione generale al dibattito pubblico, oltre che sulla lingua italiana».