Il «toccasana diabolico» di Madame Jeanette Maurizio Zanghielli e il suo Peperoncino Trentino
«Madame Jeanette» è il nome di un incandescente peperoncino dal colore giallo intenso. Ed è anche il nickname di Maurizio Zanghielli che, mentre mostra lo pseudonimo scritto sulle sue scarpe personalizzate nel mezzo della festa «Piccantissima» ospitata fino a ieri al Muse, inizia a raccontare la storia che lo vede protagonista. Lui è presidente dell'associazione «Peperoncino Trentino», che rappresenta anche il marchio della sua azienda biologica nata in Vallagarina nel 2014. La prima ed unica impresa agricola provinciale di coltivazione, trasformazione e vendita del peperoncino.
Una sfida originale ed un'opportunità di business su cui Maurizio Zanghielli, 65 anni, di Mori, quattro anni fa ha deciso di scommettere. Perché? «Per passione e per valorizzare le proprietà benefiche di questo "toccasana diabolico". E poi, perché peperoncino fa rima con Trentino». Come ci è arrivato? «Attraverso tante esperienze lavorative. A Rovereto avevo anche messo in piedi a titolo volontario un centro creativo fondato sul valore del riuso e del recupero, il Re Mida». Parentesi questa che a Zanghielli ha lasciato l'amaro in bocca in quanto costretto a chiudere nel 2015 per lasciare spazio al Polo Meccatronica. Questi valori vengono ripresi nel capitolo dedicato al peperoncino, che «Madame Jeanette» in quel periodo stava già scrivendo. Si tratta di recupero ambientale, con l'introduzione di una «coltivazione dimenticata» a partire dalla bonifica di terreni incolti.
«Sono un accanito mangiatore di peperoncino. Ne coltivavo 50 varietà sul terrazzo di casa, poi nel 2014 mi sono detto: perché non coltivarlo anche a terra?». Unico problema: «Non possedevo un metro di terreno». Così si rimbocca le maniche: «Inizio a contattare proprietari della zona che hanno della terra ma non la lavorano ed ottengo concessioni in comodato d'uso gratuito». I poderi rimasti incolti vengono recuperati e bonificati. «Oggi sono arrivato a coltivare 7000 mq di terra, sotto la guida del perito agrario Antonio Girardelli e con l'aiuto di mio figlio e mia moglie. I campi sono due, uno ad Isera ed uno a Folaso, nei quali la coltivazione biologica del peperoncino si alterna a quella di canapa sativa per la rotazione annuale dei terreni». Grazie a quest'ultime coltivazioni l'attività viene implementata mediante la realizzazione di prodotti presso Mas del Gnac, «dove la cooperativa sociale Gruppo 78 mette a disposizione l'attrezzatura per la trasformazione, cosa che per i piccoli produttori è un bijoux».
Zanghielli oggi coltiva 26 varietà di peperoncino e ha dato vita a una doppia linea di vendita. La prima, «Ti faccio secco»: non una minaccia ma l'originale assortimento di prodotti composti da peperoncino essiccato, tra «Oro de Folàs», «I 7 re d'Isera» ed «Érghem». La seconda, «Salse in Zucca», comprende una varietà di salse in vasetto, come la «Mostarda bastarda» piuttosto che l'«Inferno spalmato». Il brand «Peperoncino Trentino» oggi raggiunge sul territorio ristoranti e cantine, punti vendita e produttori gastronomici, cooperative e consorzi. «Riforniamo ad esempio aziende come Agraria di Riva del Garda o i caseifici Sabbionara e Cavalese. Tra le collaborazioni figurano l'Osteria Morelli di Canezza che con il peperoncino fresco fa la Diaolina (?Nduja trentina) o l'Istituto Alberghiero di Rovereto da cui nasce il "paneroncino", un panettone provvisto di canditi e cioccolato piccante». «La grande sfida - conclude Zanghielli - è quella di valorizzare i prodotti tipici del territorio con il Peperoncino Trentino. Stiamo iniziando ora a vedere la luce in fondo al tunnel, pian piano la conoscenza e la consapevolezza del suo valore salutare sta aumentando anche qui. Serve sensibilizzazione culturale e, in questo senso, eventi come quello organizzato al Muse aiutano molto».