Febbre del Nilo, nel 2018 già 39 morti in Italia
Nell'anno in corso «sono stati segnalati 544 casi umani confermati di infezione da West Nile Virus. Di questi, 216 si sono manifestati nella forma neuroinvasiva e 39 pazienti sono deceduti». Ma se si estende il periodo dalla comparsa del virus nella penisola, i casi sono centinaia.
A fare il punto, durante un'informativa in Commissione Affari Sociali della Camera, è stato oggi il sottosegretario alla Salute, Armando Bartolazzi. «Complessivamente, in Italia, dal 2008 al 2017 sono stati notificati 247 casi umani autoctoni di malattia neuroinvasiva da West Nile da 9 regioni». In pratica, nel 2018 i casi gravi sono pari a quelli registrati in un decennio. Negli anni passati, «i casi erano soliti manifestarsi a luglio, con un picco ad agosto. Quest'anno invece sì è evidenziata, sia a livello europeo che nazionale, una circolazione più precoce, con i primi casi notificati già giugno». Inoltre «è stato riscontrato un numero più elevato dell'atteso di casi umani, anche in forma neuroinvasiva, e di decessi, ed un'elevata circolazione virale nelle zanzare degli uccelli».
Nel 2017 complessivamente erano stati notificati 27 casi di malattia neuroivasiva da Febbre del Nilo in Italia, con 3 pazienti deceduti. In particolare, ha spiegato il sottosegretario Bartolazzi, «per quanto riguarda i casi di malattia neuroinvasiva, al 4 ottobre 2018 in Emilia Romagna sono stati confermati 97 casi con 19 pazienti deceduti, in Piemonte 30 casi con due decessi, in Sardegna 3 casi, in Molise un caso. Per la stessa forma neuroinvasiva, all'11 ottobre 2018, in Veneto sono stati 59 casi confermati con 12 decessi, in Friuli Venezia Giulia 7 casi con 3 decessi e in Sardegna 16 casi con 1 decesso. Altri casi sono stati classificati come febbre confermata».
Alla data del 4 ottobre 2018, ha spiegato ancora in Commissione di Montecitorio, «62 casi sono stati identificati in donatori di sangue, organi e tessuti: 30 in Emilia Romagna, 13 in Veneto, 7 in Piemonte, 9 in Lombardia, 2 in Friuli Venezia Giulia, uno in Sardegna». Gli over 75 sono a maggior rischio di infezione e di infezione in forma grave.
Il problema della eccezionale diffusione del virus in questa stagione, ha precisato Bartolazzi, «non è solo italiano. Il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (ECDC), ha rilevato infatti che in Europa «i casi nel 2018 superano il totale dei casi notificati negli ultimi 5 anni. Inoltre l'infezione si sta diffondendo in regioni non interessate negli anni passati». In un tavolo di confronto tenutosi a settembre, il Ministero della Salute ha verificato che «la sorveglianza dei casi sta funzionando correttamente», così come le misure straordinarie di disinfestazione, secondo le indicazioni del Piano Nazionale.