Le allergie ai pollini durano tutto l'anno
Per molti trentini primavera è uguale a pollini. Con tutti i fastidi che comportano per le persone che vi sono allergiche. Ma, in realtà, l'arrivo dei pollini con la bella stagione è un mito da sfatare. Questo perché sono in giro nell'aria da gennaio ad ottobre. Smontando questo luogo comune ha preso il via, ieri sera, l'incontro organizzato, al Muse Cafè, in collaborazione con la Fondazione Edmund Mach. Un aperitivo scientifico dedicato a pollini ed allergie, occasione ghiotta per fotografare la situazione nella nostra provincia. «Questa stagione - ha commentato la biologa della Fem, Fabiana Cristofolini - è in linea con i dati degli ultimi anni. Queste sono le settimane nelle quali fiorisce soprattutto la betulla ed iniziano le prime graminacee. Ma già da gennaio alcuni pollini hanno iniziato a diffondersi, a partire da quelli del nocciolo. Poi è la volta dei cipressi e delle betulle, per arrivare alle piante arboree, al salice, all'olmo ed al frassino. Per finire, fino in autunno, con graminacee e paritarie. Ed attenzione al carpino, molto presente in Trentino e spesso sottovaluto sotto questo punto di vista». Il mondo dei pollini è monitorato ormai da una trentina d'anni dalla Fondazione Edmund Mach, incrociando molti dati e potendo contare su apparecchiature all'avanguardia in Italia. Strumenti sempre più necessari, visto che anche il mondo dei pollini è in continuo cambiamento. «Sì la stagione è cambiata - prosegue Cristofolini - in risposta ai cambiamenti climatici. Questo alzarsi delle temperature ha portato ad un anticipo anche dell'esplosione dei pollini, questo non vale per tutte le tipologie di piante ma per quelle arboree ad esempio sì». Inevitabilmente, insomma, i cambiamenti che riguardano la cornice si riflettono poi anche sul quadro. Ma non solamente i cambiamenti climatici, anche quelli che riguardano la salute dell'uomo. «Premetto che io non sono un no-Vax, anzi sono a favore dei vaccini - ha aggiunto Romano Nardelli, direttore del reparto di penumologia dell'ospedale di Arco - ma le vaccinazioni, che intervengono sulla reazione immunologica, hanno influito sulla risposta del sistema immunitario verso i pollini. I dati ci dicono che oggi la percentuale di popolazione che soffre di allergie è pari 20-25% del totale. Con punte fra i bambini che arrivano anche al 35%. Mentre trent'anni fa questa percentuale era del 10% scarso. In tre decadi si è avuta una grande escalation, ma motivata da tantissimi fattori diversi». Cambiamenti climatici, abitudini, cura delle piante... di perché nel giro di trent'anni siano più che raddoppiati gli allergici ai pollini ce ne sono parecchi. E che vanno anche a toccare l'alimentazione. Perché non è il polline in sé a far scattare la reazione allergica, bensì gli antigeni in superficie presenti sui pollini. Gli stessi che si trovano anche in altri vegetali che si mangiano. Ecco perché agli allergici, in base alla pianta che scatena la reazione, devono anche seguire un'alimentazione precisa rinunciando ad alcune verdure o frutta che possono far scattare la stessa reazione allergica dei pollini.