L'atlante del fegato: una mappa per studiarne le malattie più gravi
Tracciato l’ «atlante geografico» del fegato, una mappa dettagliata che cataloga posizione e funzione di ogni cellula che compone questo organo complesso e multifunzione. Reso noto sulla rivista Nature, il traguardo si deve a un giovane ricercatore italiano, Antonio Saviano, internista ed epatologo formatosi all’Università Cattolica del Sacro Cuore - Fondazione Policlinico Gemelli IRCCS di Roma e attualmente presso l’Istituto di malattie virali ed epatiche dell’Inserm di Strasburgo nell’ambito di una stretta collaborazione con l’Università Cattolica di Roma.
Ottenuta con sofisticatissimi metodi di sequenziamento genetico studiando tessuto epatico sano di 9 donatori e analizzando in tutto circa 10.000 cellule epatiche, la mappa permetterà di comprendere meglio gravi malattie epatiche - dalla cirrosi al cancro - e di scoprire nuovi bersagli farmacologici.
«La mappa rivela per la prima volta l’architettura funzionale delle cellule del fegato, compresa la distribuzione della loro funzione nello spazio, la cosiddetta “zonazione” - commenta all’ANSA Antonio Gasbarrini, direttore del Dipartimento di Medicina Interna e Gastroenterologia del Gemelli di Roma - svelando la complessità dell’organo e l’elevato grado di organizzazione dei diversi tipi cellulari nello spazi». Lo studio ha permesso di scoprire nuovi tipi cellulari presenti nel fegato e finora sconosciuti. I ricercatori hanno anche analizzato per la prima volta oltre 1.000 cellule di tessuti tumorali di pazienti con tumore.
«L’analisi a singola cellula - racconta Saviano - ci ha permesso di ricostruire la composizione del cancro del fegato come mai prima d’ora. In particolare, abbiamo visto le caratteristiche delle cellule che formano il microambiente tumorale (il contorno cellulare del tumore). Confrontandole con cellule simili provenienti da fegato sano, sono emerse differenze che potrebbero suggerire nuove strategie di cura».
L’impatto di questi risultati per i pazienti è potenzialmente enorme, sostiene Gasbarrini: aiuterà a scoprire nuovi bersagli terapeutici per malattie epatiche croniche come il fegato grasso, la fibrosi e il carcinoma epatocellulare.
«La mappa offre un punto di partenza per investigare malattie epatiche croniche e cancro in un modo nuovo - conclude Gasbarrini -. Fornendo un riferimento per i circuiti cellulari alterati nel fegato, la mappa consentirà di identificare nuovi bersagli terapeutici. Questi includono in particolare terapie mirate al microambiente del cancro o alle cellule alterate nella fibrosi epatica».