Studenti trentini, missione Etiopia
Un centro per recuperare i bambini di strada realizzato grazie all'appoggio del Trentino e benedetto dal governo del premier etiope appena insignito del Nobel per la pace Aby Ahmed Alì. È la storia del centro gestito da Gadisa Birhanu e cui il premier premio Nobel sta per assegnare un terreno per farlo crescere ancora di più. «Lo conosco - dice del premier Birhanu - e ci supporta come dimostra il terreno che ci vuole dare». Il legame col Trentino si è rafforzato questa estate.
Una ventina di ragazzi trentini, tra i 14 e i 19 anni, delle superiori trentine (Degasperi di Borgo, Prati e Da Vinci di Trento), e una studentessa universitaria, hanno vissuto in Etiopia una esperienza di aiuto ai ragazzi di strada e agli orfani accolti nella struttura di Birhanu. «Sono venuti qui per vedere com'è la situazione, aiutare e senza dare giudizi» spiega Michela Moser, insegnante perginese, che assieme a Lorenzo Rigo, docente di religione, ha organizzato la trasferta di due settimane in Africa. «Sono stati i ragazzi stessi dopo aver conosciuto Birhanu, che al Degasperi di Borgo è venuto per spiegare la propria storia e ciò che fa per i bambini orfani o abbandonati in Etiopia - sottolinea Rigo - che hanno chiesto cosa potessero fare per aiutare il progetto di sostegno ai giovani del posto». Così, per il primo anno, dal Degasperi hanno organizzato, grazie al sostegno della Comunità di valle della Bassa Valsugana, un viaggio di due settimane in Etiopia per andare ad aiutare l'associazione del giovane etiopico.
Birhanu, cristiano, fondatore dell'associazione, è lui stesso un orfano che, con grande volontà e forza di riscatto, si è dedicato a studiare e grazie anche al sostegno di un medico e benefattore trentino, il dottor Roberto Cappelletti di Borgo, ha prima conseguito due lauree e poi fondato un'organizzazione che aiuta i ragazzi di strada in Etiopia. «Io dico sempre - spiega Birhanu - che il potenziale dei ragazzi è enorme, e se io con tutti i problemi che ho dovuto affrontare ce l'ho fatta, i giovani che vivono in questa parte del mondo, in occidente, hanno ancora maggiori possibilità di realizzarsi e fare qualcosa di positivo per gli altri e per se stessi».
Birhanu, persona dal grande carisma è lui stesso rimasto orfano da bambino, come capita a tanti nella zona di Addis Abeba dove ci sono milioni di bambini e ragazzi abbandonati da uno o da entrambi i genitori. Birhanu non si è arreso alla sua situazione di difficoltà, ha studiato e, anche grazie al sostegno del dottor Cappelletti, ha potuto laurearsi conseguendo due titoli. E successivamente ha creato una realtà che si chiama Testimony 25:40, citando i versetti del Vangelo secondo Matteo che parla dell'aiuto ai più piccoli, e che vuole dare una speranza ai bambini e ai giovani che hanno una infanzia difficile come quella che ha vissuto lui. Mediamente sono una cinquantina i piccoli ospiti E, adesso, si è rafforzato il legame con il Trentino, dove Birhanu è stato più volte per parlare agli studenti della sua attività.
«I ragazzi sono stati talmente colpiti dalla sua energia e da suo ottimismo - sostiene Rigo - che hanno voluto dare con entusiasmo l'aiuto a Gadisa». E nel villaggio di Testimony 25:40 spiega Gadisa, i «ragazzi trentini giocano con i bambini ospiti, sistemano la struttura, ci aiutano a insegnare loro, sono ammirevoli». Ora, spiega Rigo, «ci auguriamo che questa possa essere una continuazione dell'esperienza che i ragazzi stanno facendo qui in Etiopia. Inizialmente c'era stata qualche preoccupazione per le eventuali condizioni sanitarie, ma in realtà una volta arrivati qui tutto è risultato a posto. Questa è la prima volta, ma ora ci auguriamo che possa esserci una ripetizione nei prossimi anni».