Moda, le dieci fakes news del mondo fashion
Prima di parlare di moda, bisogna sfatare i falsi miti di questo settore, quelle che Andrea Batilla, designer e ricercatore tessile, ex direttore dello Ied, di Milano, autore del libro intitolato "Instant - Moda" (Gribaudo) chiama le 10 gigantesche fake news sulla moda.
La prima è divertente: Cosa andrà la prossima stagione? Un classico domandone trabocchetto. Batilla spiega che "non ha senso parlare di moda e tendenze della prossima stagione, come quando lo stilista negli anni Settanta e Ottanta parlava ed era diktat per milioni di persone che seguivano i suggerimenti dei creativi e le tendenze riportate sui magazine. Secondo l'autore dal Novanta "si sono formate sacche di resistenza ai trend dominanti, per cui "oggi non ha più senso parlare di trend, perché sul mercato esiste tutto e il contrario di tutto e il consumatore finale è abituato a cambiare orizzonte estetico alla velocità della luce, non rispettando i diktat di qualcuno ma sviluppando la capacità di costruire una propria personalità, un gusto personale, non facilmente schiacciabile dalle mode passeggere".
La seconda fake: "Io la moda di oggi non la capisco". E infatti: "Se non capite la moda di oggi è probabile che abbiate superato i 40 forse anche i 50 e il fatto che non la capiate non è solo normale ma è anche cosa buona e giusta. I cambiamenti di gusto nascono negli strati più giovani della popolazione e a loro sono rivolti".
Il terzo preconcetto riguarda i costi eccessivi degli abiti griffati. Batilla sostiene che ci si veste per migliaia di motivi che non hanno a che fare con la sopravvivenza, ma con il desiderio. "Se un designer riesce a intercettare una profonda esigenza sociale e magari ha la genialità di costruire un'uniforme che serve ad affrontare un problema con più semplicità è giusto che questo prodotto, costruito attraverso ricerca, qualità e capacità narrative, abbia un prezzo più alto della media".
Altro preconcetto: le modelle sono tutte anoressiche. "No. Le modelle hanno dai 14 ai 16 anni, mediamente. Quindi - scrive l'autore - non sono anoressiche ma semplicemente molto giovani. Anche voi eravate così in età prepuberale". I problemi sono altri: "il lavoro delle modelle è stressante, stagionale e mal pagato".
Fake numero 5, "i vestiti delle sfilate son immettibili". "In generale le sfilate sono uno show in cui tutto viene applicato al massimo della creatività con il massimo dei mezzi economici disponibili. Questo perché in dieci minuti deve passare un messaggio forte e chiaro che ha a che fare con l'identità del brand e questo messaggio deve raggiungere non solo la platea della sala ma tutta quella che segue l'evento sul web e sui social, nel mondo. Per questo quello che vediamo nelle sfilate è estremo".
Fake n.6, la frase "A me la moda non interessa. Mi piace solo stare comodo/a" è da sfatare. "Purtroppo anche non equivale a fare una scelta - spiega Batilla - Le affermazioni di questo tipo derivano da un retaggio che sottovaluta o vuole impoverire l'impatto sociale della moda favorendone così la valenza commerciale".
Al n.7 troviamo "Certa gente non si dovrebbe mettere le minigonne". "In questo momento storico non esiste frase più politicamente scorretta di questa. L'ossessione del corpo perfetto e dell'eterna giovinezza stanno per fortuna perdendo il valore sociale che avevano fino a poco tempo fa. Anche grazie alla moda il concetto di inclusione sta diventando universale".
Fake n. 8 è "L'eleganza è innata": essere eleganti vuol dire conoscere alla perfezione il sistema di regole che governa le nozioni di buon gusto e di accettabilità sociale e ha quindi un legame diretto con l'educazione che riceviamo o che ci costruiamo".
Al n.9: "Se lavori nella moda ogni sera vai a un party pazzesco". Allora io lavoro nella moda da trent'anni e posso dire di essere stato a qualche party pazzesco ma posso dire che una vita sociale spensierata e divertente non è certo la prima cosa che mi viene in mente pensando al mio lavoro".
10: Stereotipo degli stereotipi: la moda è una cosa stupida, "solo se chi la fa o chi ne parla è stupido".