Covid, studio coordinato dalla Fbk conferma che i sintomi aumentano con l'età dei pazienti
Qual è la probabilità di sviluppare sintomi più o meno gravi in seguito all'infezione del virus Sars-Cov-2?
I ricercatori della Fondazione Bruno Kessler di Trento, in collaborazione con istituzioni sanitarie lombarde e atenei milanesi e Usa, l'hanno calcolata tramite uno studio condotto su 4.326 persone in Lombardia.
Dall'analisi, disponibile online nell'archivio arXiv, in attesa di pubblicazione su rivista scientifica, è emerso che il 69,1% di tutti i soggetti con meno di 60 anni che hanno contratto l'infezione da Sars-Cov-2 non ha sviluppato sintomi clinici (definiti in questa analisi come sintomi respiratori o febbre sopra i 37,5 gradi).
Il 6,9% degli infetti con più di 60 anni ha avuto sintomi critici, tali cioè da richiedere cure intensive o da poter causare il decesso. In generale, il rischio di avere sintomi cresce con l'età mentre è sostanzialmente uguale negli uomini e nelle donne. In queste ultime è inferiore, del 53,5%, il rischio di avere sintomi critici.
Lo studio è importante per evidenziare la percentuale degli infetti sintomatici nelle diverse fasce d'età, e cioè individui infetti dal virus che mostrano sintomi clinici. Ad esempio gli individui sotto i 20 anni nell'81,4% dei casi appaiono senza sintomi clinici anche se hanno sviluppato l'infezione.
Le infezioni senza sintomi clinici negli individui con più di 80 anni scendono al 33,1%.
"Abbiamo stimato la probabilità di sviluppo di malattia critica a seguito dell'infezione, trovando che è particolarmente alta nelle fasce di età più anziane (il 18.6% negli infetti con più di 80 anni), e questo ce lo aspettavamo. Ma abbiamo anche visto che le donne hanno un rischio minore e il perché, anche in attesa di altri studi che confermino questi risultati, resta ancora tutto da chiarire", commenta Stefano Merler, epidemiologo Fbk e autore dello studio.