Bonus bici, Costa infuriato dopo il caos del click day «Ma arrivano altri fondi»
Una lunga corsa ad ostacoli. Questo alla fine si è rivelato il click day di ieri per accaparrarsi il bonus bici del governo tra crash del sito, file virtuali chilometriche e problemi con lo Spid, l’identità digitale necessaria per fare la richiesta su Poste Italiane e altri operatori.
I grattacapi iniziano già al via: quando tutti sono pronti al nastro di partenza, un minuto prima delle 9, ossia la fatidica ora X stabilita per l’accesso alla sala d’attesa virtuale, il sito www.bonusmobilità.it voluto dal ministero dell’Ambiente per richiedere il buono sull’acquisto di bici, e-bike, monopattini elettrici o veicoli simili, va in tilt con la piattaforma che non dà più risposta.
Occorre mezzora per ripristinare tutto e i più fortunati vengono poi ammessi in una sala d’attesa virtuale dove alle 10 del mattino sono già oltre 250 mila le persone in coda per entrare all’area riservata con le credenziali Spid.
Qualche esempio? Chiara si è collegata alle 10.40 e davanti ha oltre 470 mila persone. Stefano per cercare di tagliare l’attesa entra su quattro browser ma di persone davanti se ne ritrova 150 mila sul primo, 223 mila sul secondo, 230 mila sul terzo e 250 mila sul quarto. Quando finalmente dopo ore di attesa arriva il loro turno, sorge l’ostacolo Spid dell’APP PosteId , che ha il 90% del mercato, bloccando l’accesso all’area riservata invece di dare il via libera. Lo stesso problema si avrà anche con gli altri operatori del servizio. Per molti diventa una sorta di gioco dell’Oca, che costringe a ripartire dalla coda.
Per migliaia di utenti questo si rivelerà un ostacolo insormontabile in quanto risulterà impossibile l’autenticazione Spid: il sistema spesso non riconosce la user name o password dell’utente o addirittura il codice stesso inviato da Poste sul telefonino delle persone, che alla fine rinunciano all’impresa di cercare di intascare il tanto agognato bonus mobilità, che copre il 60% della spesa e fino a un massimo di 500 euro.
Il ministro dell’Ambiente, Sergio Costa, non nasconde l’arrabbiatura. Fa sapere di aver telefonato «infuriato» agli amministratori delegati di Sogei, la società del ministero dell’Economia che gestisce il sito web per l’erogazione del bonus mobilità e di Poste, chiedendo loro di seguire in prima persona tutta la vicenda. Il ministro prova poi a rassicurare invitando «tutti a entrare nel sistema anche con calma, anche nei prossimi giorni, perché abbiamo appostato altri fondi ad hoc in legge di Stabilità e assicuro che tutti coloro che hanno una fattura o uno scontrino parlante al 2 novembre saranno rimborsati».
«Alle ore 19.30, la Sogei, la società gestita dal ministero dell’economia e finanze che gestisce il portale, ci comunica che sono stati emessi 35.714 buoni e 68.556 rimborsi richiesti. Quindi più di 104 mila persone. Con un’affluenza di 3000 contatti al minuto!», ha scritto Costa ieri sera su Facebook.
«Nessuno, neanche chi gestisce questi servizi ed è abituato ad affluenze record, poteva immaginarlo. E quindi, numerosi problemi da risolvere, tra cui la lentezza del sistema e, in alcuni casi, dover ricominciare daccapo dopo lunghe attese», aveva spiegato nel pomeriggio.
«Ho sentito l’amministratore delegato di Sogei e quello di Poste, con i quali sono in continuo e costante contatto, per far affrontare con prontezza questi problemi. A tutti dico: collegatevi con calma, anche i prossimi giorni. Abbiamo risorse a sufficienza per tutti. Non serve fare corse: appostiamo anche ulteriori risorse».
La vicenda scatena le opposizioni che attaccano a testa bassa, descrivendo il click day «un delirio» per gli italiani.
«Ennesimo fallimento del ministro Costa. Il sito per l’erogazione del Bonus mobilità in tilt. Esattamente come avvenne lo scorso aprile per il sito dell’Inps all’epoca del bonus da 600 euro. Cittadini ancora una volta in difficoltà e costretti ad estenuanti code virtuali per accedere a uno sconto», tuona il leader della Lega Matteo Salvini«, invitando Costa a dimettersi. Piovono critiche anche dall’interno della stessa maggioranza. »Forse sarebbe meglio che, prima di tutto ciò, lo Stato imparasse a far funzionare un sito internet«, dice Luigi Marattin di Iv e presidente della Commissione Finanze della Camera. E vanno giù dure anche le associazioni dei consumatori.
«È ora di finirla con questi click day, un metodo a dir poco primitivo, che costringe i consumatori a fare una gara a chi arriva primo», scandisce l’Unione nazionale consumatori (Unc), mentre il Codacons parla palesemente di un flop e «del solito pasticcio all’italiana».