«Meno gioco d'azzardo ma più ansia»: crisi covid, uno studio fra gli utenti del Serd
Che influenza ha avuto questo periodi di pandemia, in particolare i mesi di lockdown totale, sui pazienti affetti da dipendenza da gioco d'azzardo? A questa domanda ha cercato di dare risposta il Serd di Trento, servizio per le dipendenze, insieme all'associazione di Auto Mutuo Aiuto.
Da un questionario somministrato ad una parte degli utenti trentini sono emersi risultati che presto faranno inseriti di un articolo che sarà pubblicato su una rivista internazionale di psichiatria.
«Con il lockdown c'è stata la chiusura delle sale gioco e di conseguenza le persone hanno apparentemente ridotto quest'attività. Dico apparentemente perché i soggetti avrebbero potuto "virare" verso i giochi online. Il nostro studio aveva tra gli obiettivi anche quello di verificare questo ed è emerso che nella maggior parte dei casi, stando al nostro campione di 46 utenti intervistati telefonicamente, così non è stato. Sono invece aumentati i disagi psicologici e i disturbi d'ansia», spiega la dottoressa Ermelinda Leveri, psichiatra del Serd di Trento.
«I primi dati che stiamo elaborando ci dicono che non c'è stato un grosso "viraggio" sull'online ma questo in parte è dovuto al fatto che la nostra fascia d'utenza ha un'età superiore ai 40 anni, per cui forse si tratta di persone meno inclini ad utilizzare queste modalità. È invece emerso un aumento dei problemi di insonnia e depressione».
Altro aspetto sondato attraverso l'intervista telefonica è stato il possibile aumento di uso di farmaci o ansiolitici: cosa che non è risultata evidente.
«Una modalità che abbiamo sperimentato e stiamo portando avanti per far fronte anche al maggior bisogno di dialogo e confronto è quella dei colloqui in telemedicina che si sono rivelati una preziosa risorsa sia per gli utenti che per noi. Soprattutto nel periodo di chiusura, quando le persone non potevano uscire, con alcuni utenti avevamo contatti telefonici anche settimanali. Non venivano qui, ma ci sentivamo al telefono. Questa modalità ora è un po' diminuita, tuttavia cerchiamo di mantenerla», spiega la dottoressa.
Ora il Serd e l'associazione di Auto Mutuo aiuto si ripropongono di ricontattare le persone intervistate a distanza di un anno per capire l'impatto della riapertura delle sale giochi nella loro vita.
Secondo i dati nazionali la pratica del gioco d'azzardo dal 16,3% del periodo prepandemico sarebbe scesa durante il periodo di lockdown al 9,7% per poi risalire al 18% nel periodo di restrizioni parziali. «Attualmente il servizio segue un centinaio di utenti. il problema è sempre presente e ciò che abbiamo percepito è un aumento del disagio emotivo in generale, e anche dei giocatori».
Anche durante la pandemia i giocatori hanno continuato a chiedere aiuto al Serd. «C'è chi lo ha fatto perché si è reso conto di avere un problema. Altre volte sono i familiari ad arrivare e noi cerchiamo di sostenerli».
L'età media degli utenti è di 48 anni, la maggior sono uomini ma a chiedere aiuto ci sono anche donne. «Solitamente queste hanno un'età maggiore, sono perlopiù pensionate. Spesso la dipendenza si associa alla sindrome del nido vuoto o anche ad eventuali sintomi depressivi legati alla menopausa», aggiunge l'esperta.
Difficile capire le somme che queste persone perdono nel gioco d'azzardo. «Investono tanto, anche se molti non sanno nemmeno quantificare la cifra. Ma il problema non è solo la somma di denaro che viene persa, ma il fatto che il gioco compromette importanti ambiti della vita. Un giocatore spesso mette a rischio l'attività lavorativa, viene meno agli impegni familiari e questo, al di là la dei soldi, spinge a chiedere aiuto».