Remuzzi: ecco come si può curare precocemente, a domicilio, il paziente covid
Il direttore dell'istituto di ricerca "Mario Negri" spiega il protocollo messo a punto per consentire ai medici di famiglia di intervenire con gli anti-infiammatori ai primi sintomi, evitando che la malattia peggiori e riducendo le ospedalizzazioni
TRENTO. Intervenire precocemente a domicilio, utilizzando farmaci anti-infiammatori, su pazienti sospetti covid, in modo da evitare che la malattia proceda e possa degenerare provocando danni gravi e richiedendo l'ospedalizzazione.
Un protocollo dettagliato per attuare queste cure è stato messo a punto dall'Istituto di ricerche farmacologiche Mario Negri di Bergamo, diretto dal professor Giuseppe Remuzzi.
Quest'ultimo, insieme a un team di ricerca, ha svolto uno sudio accurato da cui emerge che l'azione terapeutica ai primi sintomi, senza nemmeno attendere l'esito del tampone covid, è efficace e può abbattere le conseguenze della malattia.
Si tratta, in sostanza, di uno schema che consentirebbe ai medici di base agire rapidamente utilizzando i farmaci "classici" che vengono prescritti nei casi di infezione delle alte vie respiratorie.
Lo studio del centro di ricerca italiano è stato pubblicato nei giorni scorsi su MedRxiv in versione pre-print con il titolo "A simple, home-therapy algorithm to prevent hospitalization for covid-19 patients: a retrospective observational matched-cohort study" (un semplice algoritmo per il trattamento domiciliare di pazienti Covid-19 per prevenire l'ospedalizzazione: uno studio di osservazione retrospettiva).
In un articolo diffuso nel sito del "Mario Negri", lo stesso Remuzzi precisa che “pur essendo in attesa della pubblicazione ufficiale, abbiamo pensato di rendere noti i dati emersi alla comunità scientifica perché i risultati sull'ospedalizzazione sono di un certo interesse".
Nei primi 2-3 giorni, si legge nell'articolo, "il covid-19 è in fase di incubazione: la persona non presenta ancora sintomi, ovvero è presintomatica. Nei 4-7 giorni successivi, la carica virale aumenta facendo comparire i primi sintomi (tosse, febbre, stanchezza, dolori muscolari, mal di gola, nausea, vomito, diarrea). Intervenire in questa fase, iniziando a curarsi a casa e trattando il covid-19 come si farebbe con qualsiasi altra infezione respiratoria, ancora prima che sia disponibile l'esito del tampone, potrebbe aiutare ad accelerare il recupero e a ridurre l’ospedalizzazione.
Seguire questo approccio offre vantaggi sia ai pazienti che al il sistema sanitario, il cui sovraccarico è attualmente ancora un problema.
Studi clinici randomizzati in pazienti con covid-19 curati a casa, condotti per confrontare l'efficacia di diversi regimi di trattamento, non erano ancora mai stati compiuti finora.
Lo studio retrospettivo “matched-cohort” mostra quanto segue: 90 pazienti con covid-19 lieve sono stati trattati a casa dai loro medici di famiglia, tra ottobre 2020 e gennaio 2021, secondo l'algoritmo proposto.
I risultati ottenuti da questi pazienti sono stati confrontati con i risultati di pazienti che presentavano le stesse caratteristiche (età, sesso e comorbidità), ma che avevano ricevuto altri regimi terapeutici. Le analisi di questo studio sono state effettuate con il metodo “intention to treat”, cioè un'analisi statistica che, nella valutazione di un esperimento, si basa sugli intenti iniziali di trattamento e non sui trattamenti effettivamente somministrati.
Un trattamento accurato dei pazienti covid-19 a domicilio da parte dei medici di famiglia, secondo il regime di raccomandazione proposto nel documento, ha avuto un effetto importante sulla necessità di ricovero in ospedale.
Ciò si è tradotto in una riduzione di oltre il 90% del numero complessivo di giorni di ricovero e dei relativi costi di trattamento.
Il tempo mediano per la risoluzione dei sintomi principali è stato di 18 giorni per i pazienti trattati secondo le nuove raccomandazioni, mentre è stato di 14 giorni nel gruppo di controllo.
Significa che trattare precocemente a casa non influenza in modo apprezzabile la durata delle malattie, quanto invece il suo fenotipo, e cioè l’insieme di tutte le manifestazioni cliniche, con una conseguente riduzione della necessità di ospedalizzazione".