L'Italia accelera per rendere disponibile il primo farmaco orale anti-covid
L'Agenzia del farmaco (Aifa) decide di stringere i tempi, in attesa dell'esito della valutazione europea sul Molnupiravir di Merck, in corso all'Ema. Intanto anche Pfizer annuncia l'imminente richiesta di autorizzazione per il suo Paxlovid . Entrambe le pillole, da somministrare nei primi giorni di sintomi, promettono risultati rilevanti contro l'aggravarsi della malattia
ROMA. Dopo il via libera dell'Agenzia regolatoria del farmaco britannica al Molnupiravir, la prima pillola indicata per il trattamento anti covid-19 in soggetti non ospedalizzati con fattori di rischio, anche l'Italia si attiva per rendere disponibile il farmaco in attesa dell'approvazione centralizzata da parte dell'Agenzia europea dei medicinali (Ema).
Ma la corsa ai nuovi farmaci orali contro l'infezione da virus SarsCoV2 vede la discesa in campo anche del colosso Pfizer, che ha presentato i dati di una sua nuova pillola antivirale dimostratasi efficace all'89% nel prevenire ricoveri o morte.
Per il Molnupiravir l'azienda Merck (Msd in Europa), in partnership con Ridgeback Biotherapeutics, ha presentato una richiesta di autorizzazione all'uso di emergenza alla Food and Drug Administration (Fda) statunitense, mentre Ema ha avviato il processo per la revisione continua dei dati.
Si tratta del primo farmaco per adulti antivirale orale contro Covid-19 e rappresenta una svolta per facilitare le cure a casa dei pazienti più a rischio.
In Gran Bretagna, la pillola potrà essere prescritta a chiunque sia testato positivo e abbia almeno un fattore di rischio grave.
La somministrazione è consigliata il più rapidamente possibile dopo un test positivo, e comunque entro 5 giorni dai primi sintomi.
Anche l'Agenzia italiana del farmaco (Aifa) ha deciso di affrettare i tempi per rendere disponibile il trattamento nel nostro Paese acquisendo una quantità adeguata, ha annunciato il presidente del Comitato tecnico scientifico Cts Franco Locatelli.
I tempi per l'ok di Ema al farmaco, infatti, "non sono prevedibili - aveva sottolineato nei giorni scorsi la stessa Agenzia - ma siamo pronti a dare assistenza agli Stati che vogliano dare il via libera all'uso di emergenza prima dell'autorizzazione Ue".
A fronte della disponibilità di Ema, ha spiegato Locatelli, "vi è tuttavia un ritardo in quella che sarà l'approvazione a livello centrale e l'Aifa ha già avviato un dialogo per avere dalla ditta produttrice tutto il dossier per consentire di ottenere quelle acquisizioni di dosi in maniera tale da rendere disponibile questo strumento terapeutico".
Intanto, anche Pfizer è scesa in campo sul fronte delle pillole antivirali.
Sulla base dell'analisi intermedia dello studio di fase 2/3 EPIC-HR, ha spiegato oggi l'azienda farmaceutica, è stato riscontrato che la pillola antivirale (Paxlovid) riduce il rischio di ospedalizzazione o morte dell'89% rispetto al placebo negli adulti ad alto rischio non ospedalizzati affetti da covid-19.
Pfizer prevede di inviare il prima possibile i dati alla Fda per l'autorizzazione all'uso di emergenza.
Paxlovid andrebbe somministrato entro 3 giorni dall'insorgenza dei sintomi ed ha inoltre dimostrato, afferma l'azienda, una potente attività antivirale in vitro contro le varianti circolanti, così come contro altri coronavirus noti.
L'azienda ha stipulato accordi di acquisto anticipato con più Paesi ed ha annunciato che garantirà un prezzo più basso ai Paesi in difficoltà, rendendo noto che continuerà a investire fino a circa 1 miliardo di dollari per supportare la produzione e la distribuzione di questo trattamento sperimentale.
Se la vaccinazione resta l'arma principale per la lotta alla pandemia, come ha ribadito il ministro della salute Roberto Speranza, i nuovi farmaci rappresentano dunque allo stesso tempo strumenti terapeutici cruciali per tenere sotto controllo il virus ed evitare ospedalizzazioni.
Ed un nuovo passo avanti arriverà a breve anche sul fronte degli anticorpi monoclonali per il trattamento di covid-19.
È infatti "imminente" l'uscita di monoclonali iniettabili a livello intramuscolare, per poter facilitare anche la cura domiciliare, ha affermato il presidente dell'Aifa Giorgio Palù.
Una novità non da poco se si considera, ha concluso l'esperto, che il loro impiego attualmente non è così frequente per ragioni logistiche poiché vengono utilizzati solo in ospedale e per endovena.