Il test: anche la variante Omicron neutralizzata da tre dosi di vaccino Pfizer/BionTech
La casa farmaceutica dà notizia dell'esito di uno studio in laboratorio, mentre l'Oms conferma che le nuove mutazioni individuate inizialmente in Sudafrica non provocano sintomi più gravi rispetto alla Delta, attualmente dominante in Europa
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ROMA. Da un lato l'Oms che rassicura sugli effetti clinici della variante Omicron del virus Sars-CoV-2, che non risultano essere più preoccupanti della Delta, attualmente dominante, né si ha prova di una supposta maggiore contagiosità
Dall'altra le verifiche svolte da Pfizer-BionTech secondo le quali la Omicron è stata neutralizzata da tre dosi di vaccino.
Un altro paio di studi indipendenti arrivano a conclusioni diverse, ma sono preliminari e riguardano un campione microscopico, tuttavia sono già stati divulgati ai mass media contribuendo a creare ulteriore confusione.
Ma torniamo allo studio di Pfizer-BionTech: si tratta di test effettuati in laboratorio, secondo i quali la terza dose moltiplica fino a 25 volte gli anticorpi che colpiscono anche la variante Omicron.
Secondo quanto riporta l'Agenzia Bloomberg la terza dose di vaccino garantisce un livello di protezione simile a quello osservato dopo due dosi contro il virus originale e le varianti finora conosciute.
Intanto è guarito il presunto paziente zero italiano.
"Dopo venti giorni di quarantena - ha detto - resta la sensazione di aver superato una prova molto dura e senza le conseguenze gravi che hanno subito altre persone. E ciò grazie al vaccino, che ci ha fatto stare tranquilli".
Si tratta del manager Eni di Caserta risultato a fine novembre il primo positivo in Italia alla nuova variante individuata per la prima volta in Sudafrica.
Con lui erano risultati positivi ad Omicron anche i due figli, la moglie, la madre, la suocera e una badante.
Tutti sono sempre stati in buone condizioni di salute e oggi risultano negativizzati (tranne la suocera); già domani troveranno in piattaforma il certificato di guarigione dal Covid e potranno uscire.
"Da domani potrò tornare a viaggiare - aggiunge il manager - ma in questi venti giorni, oltre all'angoscia e alla spada di Damocle rappresentata dai continui tamponi cui venivamo sottoposti, abbiamo potuto ritrovare la bellezza di stare tutti insieme come non accadeva da tempo.
Per chi è abituato a viaggiare, stare venti giorni a casa non è facile, ti genera un senso di oppressione; ma c'è anche un lato positivo, vedere i miei figli quanto erano felici di avermi tutto il giorno in casa; loro sono stati bene, anche perché alla Dad ormai sono abituati. E comunque, ripeto, senza vaccino non saremmo stati mai tranquilli. Per cui spero che anche chi è restio vada a vaccinarsi", conclude il professionista