Il Sindacato dei medici sul Covid: "Mettere in luce gli errori della gestione dell’Apss nelle fasi iniziali"
Ecco cosa chiede il referente trentino Nicola Paoli: “L'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta, sulla gestione dell'emergenza epidemiologica, in discussione presso la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, serva a far luce su quello che non ha funzionato con la pandemia”
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TRENTO. "Come Sindacato medici italiani del Trentino ci auguriamo, al pari della nostra segretaria nazionale Pina Onotri, che l'istituzione di una Commissione parlamentare d'inchiesta, sulla gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19, in discussione presso la Commissione Affari Sociali della Camera dei Deputati, serva a far luce su quello che non ha funzionato con la pandemia. Anche sul perché in Trentino non c'era un Piano pandemico aggiornato, oltre quello del 2015-2018 a firma Zeni. E se questo è stata diretta conseguenza della infezione di decine e decine di medici, non solo di medicina generale, con un decesso avvenuto da noi a fine marzo 2020. Soprattutto l'obbligo, per tutti noi medici solo raffreddati, di stare in casa senza munirci, il nostro datore del lavoro Apss, di dispositivi di protezione; e di supplenti dirigenti medici, visto che i convenzionati erano introvabili, obbligandoci a lavorare infetti per non creare interruzione di pubblico servizio di cui non abbiamo colpe alcuna".
Lo scrive in una nota il referente trentino, Nicola Paoli. "Auspichiamo che il lavoro della Commissione parlamentare d'inchiesta sulla gestione dell'emergenza epidemiologica da Covid-19 non cerchi colpevoli. Metta, però, in luce anche gli errori della gestione Apss nelle fasi iniziali del sistema organizzativo, laddove si spergiurava alla stampa, da parte aziendale, che nessun medico era in rianimazione ancora lo stesso giorno che moriva la dottoressa Trimarchi”.
E ancora: “Dobbiamo ringraziare l'attuale Direttore Generale Ferro se, per un breve periodo in cui era a capo del Dipartimento igiene e sanità pubblica, inizialmente, ricevemmo con la Protezione civile, più che con gli alpini, adeguate mascherine Ffp2 per difenderci".