Pianura Padana (e dintorni), coperta dagli inquinanti: le preoccupanti immagini del satellite
I riscaldamenti non sono ancora accesi, ma l'area più inquinata d'Europa è già avvolta dallo smog: lo dimostra l'immagine ripresa il 3 ottobre dal satellite di Copernicus: una nebulosa contaminante che si estende dal Piemonte fino al mare Adriatico e si insinua anche verso il basso Trentino
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MILANO. I riscaldamenti non sono ancora accesi, ma la Pianura Padana è già avvolta dallo smog: lo dimostra l'immagine ripresa il 3 ottobre dal satellite Sentinel-3 di Copernicus, il programma di osservazione della Terra di Agenzia Spaziale Europea e Commissione europea.
L'immagine satellitare mostra la presenza di un velo di inquinanti che si estende dal Piemonte fino al mare Adriatico. A favorire il ristagno e l'accumulo degli inquinanti atmosferici è il sistema di alta pressione che in questa prima parte del mese sta regalando cieli sereni e temperature dal sapore quasi estivo, al Nord come nel resto d'Italia.
Una situazione che peggiora ulteriormente la qualità dell'aria già precaria in molte città come Milano e Torino, dove il monitoraggio nei primi mesi del 2023 ha rivelato concentrazioni di polveri sottili superiori ai limiti indicati dall'Organizzazione mondiale della sanità.
Gli inquinanti emessi in pianura Padana arrivano anche in Trentino, specialmente nella parte meridionale della Provincia, aggiungendosi all'inquinamento da fonti locali, che in particolare d'inverno è significativo.
"Il monitoraggio e la previsione della qualità dell'aria - osservano gli esperti europei - sono uno degli obiettivi principali del servizio di monitoraggio dell'atmosfera di Copernicus (Cams)".
Per quanto riguarda Trento città, va ricordato che nel maggio scorso è stata pubblicata l'analisi, con conseguente mappa, dell'Eea, Agenzia europea dell'ambiente. E la situazione del capoluogo non è tra le migliori, anzi. Nell'analisi dei dati del 2021 e 2022 il capoluogo si piazza al non edificante 282esimo posto su 375 città analizzate.
Con un peggioramento significativo rispetto al biennio 2019/2020, quando eravamo al 218esimo posto su 323 città europee analizzate. Guardando solo all'Italia siamo trentaquattresimi su quarantasette città, con un peggioramento rispetto al ventiduesimo posto su cinquantadue del biennio precedente.
Quanto al clima globale, un rapporto pubblicato ieri dal Copernicus Climate Change Service (C3s) evidenzia come la temperatura superficiale media dell'aria è stata a settembre di 16,38 gradi, 0,93 gradi superiore alla media dello stesso mese degli anni 1991-2020 e di 0,5 gradi superiore al precedente record del 2020. I record di temperatura vengono normalmente battuti con margini molto più piccoli, prossimi a un decimo di grado. Il rapporto afferma che si è trattato del "mese caldo più anomalo" registrato dal 1940 e circa 1,75 gradi più caldo della media dei mesi di settembre del periodo preindustriale 1850-1900.
"Abbiamo vissuto il settembre più incredibile di sempre dal punto di vista climatico. È semplicemente da non crederci", ha commentato il direttore di C3s, Carlo Buontempo. "Il cambiamento climatico non è qualcosa che accadrà tra dieci anni. Il cambiamento climatico è qui".
Il mese scorso è stato dunque il settembre più caldo mai registrato, e con un margine "straordinario" di differenza rispetto agli anni passati.
[Qui sopra, immagine satellitare di Copernicus del marzo 2022 con le concentrazioni del gas tossico diossido di azoto, NO₂. La principale fonte di emissione sono traffico veicolare; altre fonti sono gli impianti di riscaldamento civili e industriali, le centrali per la produzione di energia e un ampio spettro di processi industriali]
Intanto, il buco dell'ozono sull'Antartide si sta allargando e ha raggiunto la dimensione di 26 milioni di chilometri quadrati, pari al triplo della superficie del Brasile. Lo indica sempre l'Agenzia spaziale europea sulla base delle misure del satellite Sentinel-5P, una delle sentinelle della Terra del programma Copernicus di Esa e Commissione Europea. Per dimensioni, si colloca al decimo posto fra le estensioni rilevate negli ultimi 44 anni, che hanno toccato il record nel 2000, con 29,9 chilometri quadrati.
"Il buco dell'ozono del 2023 è iniziato presto ed è cresciuto rapidamente da metà agosto", osserva Antje Inness, ricercatore del Copernicus Atmosphere Monitoring Service. "Il 16 settembre - aggiunge -ha raggiunto una dimensione di oltre 26 milioni di chilometri quadrati, diventando così uno dei buchi dell'ozono più grandi mai registrati". Le dimensioni del buco dell'ozono si modificano seguendo un ritmo regolare: aumentano progressivamente da agosto a ottobre, periodo in cui raggiungono la massima estensione, per tornare nella norma entro la fine di dicembre, quando il vortice polare si indebolisce.
Quest'anno il buco dell'ozono si è aperto in anticipo a causa dell'eruzione del vulcano Hunga-Tonga, avvenuta fra dicembre 2021 e gennaio 2022 e che ha portato grandi quantità di vapore acqueo negli strati superiori dell'atmosfera.
Secondo Inness "il vapore acqueo potrebbe avere rafforzato la formazione delle nubi stratosferiche polari, dove i clorofluorocarburi possono accelerare la riduzione dello strato di ozono" e "la presenza del vapore acqueo - aggiunge - può anche contribuire al raffreddamento della stratosfera antartica, migliorando ulteriormente la formazione di queste zolle stratosferiche polari e dando luogo a un vortice polare più robusto".
[foto: European Union, Copernicus Sentinel-3 imagery; Copernicus Sentinel-5P imagery]