Inter - Juve derby infinito
Se lo chiamano derby d'Italia non è soltanto perché è la partita tra le squadra di calcio che vantano più stagioni in serie A. È soprattutto perché sulla sfida tra Inter e Juventus si riversano ogni anno le più pesanti, incontrollate, indicibili passioni dei rispettivi tifosi e la rivalità tra bianconeri e nerazzurri supera di gran lunga quelle tra qualsiasi altra tifoseria. Non è un caso, allora, che la relazione del procuratore federale Stefano Palazzi con cui acccusa l'Inter e il suo ex presidente, il compianto Giacinto Facchetti, di illecito sportivo per quanto riguarda il campionato 2005 - 2006 faccia rinfocolare le polemiche DANIELE BATTISTEL Di chi è lo scudetto 2006? Palazzi: l'Inter come la Juve
TRENTO - Se lo chiamano derby d'Italia non è soltanto perché è la partita tra le squadra di calcio che vantano più stagioni in serie A. È soprattutto perché sulla sfida tra Inter e Juventus si riversano ogni anno le più pesanti, incontrollate, indicibili passioni dei rispettivi tifosi e la rivalità tra bianconeri e nerazzurri supera di gran lunga quelle tra qualsiasi altra tifoseria. Non è un caso, allora, che la relazione del procuratore federale Stefano Palazzi con cui acccusa l'Inter e il suo ex presidente, il compianto Giacinto Facchetti, di illecito sportivo per quanto riguarda il campionato 2005 - 2006 faccia rinfocolare le polemiche. Poco importa che il reato sia ormai prescritto e che lo stesso Palazzi abbia già disposto l'archiviazione del procedimento contro la società del presidente Moratti: quello scudetto tolto alla Juve di Moggi e Giraudo (condannati per slealtà sportiva) e dato all'Inter terza classificata (il Milan, secondo, fu anch'esso bastonato dalla giustizia sportiva) torna a far discutere.
L'Inter deve restituirlo? Quel campionato va annullato? «È giusto che non sia assegnato», taglia corto Luca Malossini , capoporedattore del «Corriere del Trentino» e tifosissimo bianconero. «La requisitoria di Palazzi - afferma - mi pare abbastanza chiara: la Juve era in buona compagnia. Certo, tirare dentro i morti è sempre brutto però, leggendo le carte, il comportamento di certi dirigenti interisti non era limpido». Resta da capire perché, dopo 5 anni dalla pagina più brutta del calcio italiano moderno, non ci sia ancora una parola definitiva sull'intera vicenda. «Forse la relazione di Palazzi - ipotizza Malossini - è proprio un suggerimento per chiudere un capitolo che si trascina da troppo tempo. Evidentemente nell'estate del 2006 ci fu troppa fretta nel giudicare: la gente voleva la testa della Juve e la ebbe (bianconeri in serie B, ndr). Poi, però, si è scoperta una marea di telefonate che ai tempi non erano state considerate dalle quali emerge che nemmeno l'Inter può fregiarsi del titolo di squadra immacolata». Insomma, gli juventini pretendono «pari dignità»: «Basta con chi ci spiega chi è onesto e chi no».
«Da tifoso e da estimatore del calcio - interviene un altro juventino doc, il capogruppo del Pdl in Provincia Walter Viola - mi spiace fortemente che lo sport arrivi ad occupare le pagine della cronaca». Sul caso specifico Viola è dell'idea che «se gli elementi emersi sono corretti, come lo scudetto fu tolto a suo tempo alla Juve, dev'esserlo anche per l'Inter che si è sempre beata di non c'entrarci con certi giri. A questo punto lo scudetto 2006 va dato alla quarta classificata, mi pare la Roma». A Viola, esperto di marketing ed ex direttore di Apt, chiediamo se non sia Pinzolo a portare male alle squadre che la scelgono come sede del ritiro: nell'estate del 2006, prima volta della Juve in Trentino, i bianconeri sono stati retrocessi d'ufficio in serie B. Quest'anno, prima volta dell'Inter in Rendena, col rischio di perdere lo scudetto assegnatole proprio nel 2006. Solo un caso o - scherziamo - si può parlare di «sindrome di Pinzolo?». «Spero - risponde Viola - sia solo una banale coincidenza».
«Da tifosissimo interista di primo acchito mi verrebbe da dire che no, l'Inter non deve restituire quello scudetto». A parlare è Alessandro Olivi , assessore provinciale al commercio, nonché avvocato con specializzazione in management sportivo. Certo, anche Olivi si rende conto che la situazione è delicata ad ammette - forse proprio per la trasparenza e la sportività che contraddistingue i veri amanti del calcio - che è giusto verificare fino in fondo se ci sono delle responsabilità. Quello che, però, non tollera è che si screditi il nome di un grande uomo («e che adesso non può nemmeno difendersi») come Giacinto Facchetti. «Una bandiera dell'Inter e del calcio, sul cui rigore morale nessuno potrà mai dubitare».