Wimbledon premia i semifinalisti sull'erba Murray-Federer e Djokovic-Gasquet

Tutto come da copione. La semifinale di venerdì nella parte basse del tabellone di Wimbledon la giocheranno Roger Federer e Andy Murray, rispettivamente favorito numero due e tre. Sarà una sfida in equilibrio: lo dice il bilancio dei precedenti che vede il 33enne campione in vantaggio 12-11, anche se King Roger ha vinto le ultime tre sfide. In campo ci saranno 8 titoli dei Championships, 7 di Federer e uno per Murray.

Sin qui il torneo dello svizzero è stato praticamente perfetto. Ha passeggiato anche contro Gilles Simon, francese numero 12 del seeding: 63 75 62 in meno di due ore. Più dell’avversario lo ha probabilmente infastidito la pioggia arrivata su Londra dopo una decina di giorni da caldo afoso, che ha interrotto due volte il match per pochi minuti: sul 3-0 per Federer nel primo parziale, poi sul 6-5 nel secondo. Piuttosto la notizia è che dopo 116 turni di fila il campione di Basilea ha perso il servizio a zero: non succedeva dal primo turno del torneo di Halle contro Kohlschreiber. Il punteggio era di 5-4 per Roger nella seconda partita, che però è immediatamente corso ai ripari strappando a sua volta il servizio a Simon.

Nel 1999 l’australiano Wayne Arthurs si fermò a quota 111 tra qualificazioni (38) e ottavi (73), mentre Pete Sampras difese con successo il proprio turno di battuta 118 volte tra il secondo set del terzo turno del 2000 e il quarto set del secondo turno del 2001. Lo svizzero giocava il 45esimo quarto di finale in uno Slam, il 13esimo a Wimbledon dove va a caccia dell’ottavo titolo (sarebbe il 18esimo nei major). Quella di venerdì sarà la sua decima finale sull’erba londinese, la 37esima nei Major. Solo Connors ha vinto più match di lui ai Championships (84-18): 77 contro 9 sconfitte.

Tutto facile anche per Murray contro il canadese che non ti aspetti. Fuori Raonic, semifinalista la passata edizione, ecco il 21enne Vasek Pospisil, tennista del Vernon, a suo agio sui prati grazie alla statura (è alto più di un metro e novanta) e al servizio potentissimo: con i 9 ace contro Murray nei quarti è quinto nella speciale classifica a quota 88 in questa edizione dello Slam londinese.

Troppo più forte ed esperto a questi livelli lo scozzese, che a Wimbledon ha trionfato nel 2013 mettendo la parola fine a un’attesa di 77 anni dei sudditi di Sua Maestà la Regina Elisabetta (nel 1936 l’ultimo dei tre titoli del mitico Fred Perry). Murray, oltretutto, è in grande forma: serve bene e risponde ancora meglio, qualità fondamentali sui prati. Logico che Pospisil, numero 56 del ranking, fosse la vittima designata. E’ finita in tre set, piuttosto equilibrati, anche se mai il giovane canadese, mai così avanti prima in uno Slam non ha mai dato l’impressione di poter davvero infastidire il britannico: 64 75 64 in poco più di due ore con Murray (alla 150esima vittoria negli Slam) che ha annullato l’unica palla break concessa al rivale sul 5-4 del terzo set grazie ad un servizio vincente. Il match dal 5-5 del secondo parziale si è giocato sul Centre Court con il tetto chiuso. In tribuna ad applaudire lo scozzese c’erano anche il principe William d’Inghilterra e sua moglie Kate, che dopo il battesimo di qualche giorno fa della nuova arrivata, la principessina Charlotte, secondogenita dopo George, si sono concessi un pomeriggio libero da impegni familiari.

Per una volta i quarti femminili sono stati più combattuti ed emozionanti di quelli maschili, a dispetto dei detrattori del tennis rosa. Nella giornata riservata agli uomini c'è stata un'unica partita vera, tutto sommato anche ben giocata soprattutto nella seconda parte: i cinque set tra Wawrinka e Gasquet. Giusto per stabilire chi avrebbe avuto ... l'onore di sfidare Djokovic.

Un periodico 64. E' quello che ha rifilato Novak Djokovic (n. 1) a Marin Cilic (n. 9). Del resto il 12-0 a favore del serbo nel bilancio dei precedenti (che ora è diventato 13-0) lasciava adito a ben pochi dubbi sul risultato della sfida. L'unica chance di un match combattuto si basava sul precedente dello scorso anno a Wimbledon quando il 26enne croato, campione in carica agli Us Open, si era arreso solo al quinto set dopo essere stato peraltro in vantaggio per due set ad uno. Il servizio di Marin, solido ma non dirompente come quello di Anderson (che ancora non dorme al pensiero del pasticcio combinato al quinto set dopo essere stato avanti per due set a zero con il numero uno de mondo), non è riuscito a fare la differenza ed anzi si è avuta quasi l'impressione che il 28enne di Belgrado avrebbe potuto vincere ancor più nettamente. Ad ogni modo Nole per la settima volta in carriera - la sesta conseutiva - è in semifinale ai "The Campionships", dove ha trionfato nel 2011, battendo Nadal, e lo scorso anno, superando in un match incredibile Federer.

Quarto spettacolare, soprattutto nel finale (basti pensare che il secondo d il quarto set si sono chiusi con ... un doppio fallo), tra i due più bei rovesci ad una mano del circuito, quello di Stan Wawrinka (n. 4) e quello di Richard Gasquet (n. 21). L’ex enfant prodige del tennis francese ha vinto 64 46 36 64 11-9, dopo tre ore e 27 minuti. Ed ha dimostrato per una volta di avere carattere quando, dopo aver sprecato la possibilità di chiudere con il servizio a disposizione sul 5-3 del set decisivo ed essersi fatto riagguantare da Wawrinka, ha assorbito il colpo e si è rimesso a spingere come se nulla fosse: sfruttando il vantaggio di servire per primo ha potuto giocare un filino più rilassato fino al fatidico ventesimo gioco.

Qui il 29enne di Beziers si è procurato tre match-point di fila, grazie a due errori dello svizzero proprio di rovescio: si è visto annullare i primi due ma sul terzo la risposta profonda ha costretto Wawrinka all'errore di diritto. Saluta dunque l'All England Club "Stan the man", il vincitore del Roland Garros: era arrivato nei quarti per la seconda volta di fila ed era l'unico tra gli otto in corsa a non aver perso neppure un set. Poi ha trovato un Richard determinato come non mai a togliersi di dosso l'etichetta di "magnifico perdente". Gasquet torna così in semifinale, lui che sui prati di Church Road aveva già raggiunto il penultimo atto nel 2007, a soli 21 anni. Certo contro Djokovic il bilancio è tutt'altro che esaltante - il serbo è avanti 11 a 1 (l'unica vittoria del francese risale in un round robin alla Tennis Master Cup del 2007) - anche se sui prati londinesi non si sono mai affrontati. Del resto sognare non costa nulla.

Giovedì come da tradizione a Wimbledon vanno in scena le semifinali femminili. Tre delle quattro giocatrici in campo - Serena, Masha ed Aga - hanno già raggiunto almeno una volta in carriera la finale ai "The Championships: una - Garbine - rappresenta la novità assoluta di questa edizione del torneo.

(1) S. WILLIAMS (USA) vs (4) SHARAPOVA (RUS) - Con buona pace delle altre due ragazze, e con una percentuale seppure minima di probabilità di essere smentiti, è questa la vera finale del torneo con ben sei titoli di Wimbledon in campo (5 per l'americana, 1 per la russa). Soprattutto se dovesse vincere Serena. La numero uno del mondo non è apparsa fin qui in condizioni strepitose: ha veramente convito solo nella sfida contro la sorella Venus .... Nelle interviste si parla della sua qualificazione super-anticipata al Masters Wta di Singapore (record: mai nessuna, da quando - 2003 - l'evento conclusivo del circuito femminile prevede solo otto giocatrici, si era qualificata così presto) ma anche del fatto che, in caso di vittoria del torneo, da lunedì avrebbe più del doppio dei punti della seconda in classifica (Sharapova), situazione mai verificatasi prima nella storia del tennis. Assolutamente vietato però parlare di Grand Slam: quelle due paroline Serena non le vuole proprio sentire. Del resto è ben consapevole che questa potrebbe essere l'ultima chance per lei di poter ambire ad essere definita la più grande di sempre: in questa stagione ha già trionfato a Melbourne e a Parigi, ed era dal 2001 (Jennifer Capriati) che una giocatrice non riusciva ad aggiudicarsi i primi due major dell'anno.
Intanto per cominciare c'è da superare la Sharapova: negli scontri diretti la Williams è avanti per 17 a 2 - la russa non batte l'americana dal Masters Wta del 2004 - ma sull'erba lodinese sono in parità (successo di Maria nella finale del 2004, vittoria di Serena negli ottavi del 2010). Wimbledon, undici anni fa, proiettò Masha nell'Olimpo mondiale. Da allora per la Sharapova più delusioni che gioie, e soltanto un'altra finale giocata e persa nel 2011 contro la Kvitova. Ora la bella siberiana è di nuovo in semifinale, come non le accadeva da quattro anni: pur senza impressionare particolarmente ha "passeggiato" con tutte tranne che con la rivelazione Vandeweghe nei quarti, che le ha strappato un set ed ha tratti l'ha letteralmente presa a pallate. Serena di set ne ha ceduti due, con Watson al terzo turno e con Azarenka negli ottavi ma è con l'inglesina che ha rischiato di più (è stata a due "quindici" dalla sconfitta). "Adoro giocare con Maria perché mi costringe a dare il meglio di me. Lei è un'avversaria pericolosa perché è una grandissima combattente" - ha detto Serena - "è un po' di tempo che non ci incrociamo a Wimbledon. Dovrò stare molto attenta".

(13) A.RADWANSKA (POL) vs (20) Garbine Muguruza (ESP) - Ovvero la semifinale che non ti aspetti (troppo). Agnieszka ha dovuto attendere 18 mesi per tornare in una semifinale Slam. E non è un caso che sia accaduto proprio a Wimbledon dove, nel 2012, ha raggiunto la sua prima e fin'ora unica finale Slam. Una stagione terribile fino a questo momento per la polacca: aveva "ingaggiato" a fine 2014 Martina Navratilova per fare il definitivo salto di qualità ed invece si è incartata su se stessa. Il sodalizio con la "divina" è terminato nel giro di qualche mese e la Radwanska si è ritrovata anche fuori dalla top-ten. A Londra finalmente una boccata d'ossigeno anche se ha avuto un tabellone tutt'altro che complicato, soprattutto dopo che la Jankovic le ha tolto di mezzo la campionessa in carica Petra Kvitova, ma nei quarti è stata brava ad arginare la giovane americana Keys.
Sulla strada della finale per lei un'altra "rising star", Garbine Muguruza (vedi news), alla sua prima semifinale Slam in carriera. La 21enne di origini venezuelane, 20esima testa di serie, è la prima spagnola tra le migliori quattro sui prati di Church Road dai tempi di Arantxa Sanchez (1997). Lei che nelle due precedenti partecipazioni aveva vinto un solo match, ha battuto Lepchenko, Lucic (semifinalista nel 1999), Kerber, Wozniacki e Bacsinszky. Due pari il bilancio dei precedenti, tutti disputati sul cemento, con Garbine che si è imposta però in entrambe le sfide giovate in questa stagione.

 

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