Brusinelli, il basket a Trento nel libro dei suoi ragazzi
Prima che un almanacco del basket è il racconto di un pezzo di storia della città. Oltre che un omaggio alla persona grazie al cui impegno Trento è nell’élite della pallacanestro italiana (con la possibilità, ora, di farsi conoscere in Europa) è un interessantissimo riassunto di trent’anni di palla a spicchi trentina.
Si intitola «Gianni Brusinelli e il basket a Trento, dal Dolomiti Sport ad Aquila Basket 1965 - 1995» la pubblicazione che l’associazione degli ex giocatori del Dolomiti hanno voluto mettere insieme per ricordare lo storico presidente.
Un uomo, Gianni Brusinelli, che fino a 25 anni il basket nemmeno sapeva cosa fosse. Ma che poi, come ragioniere e nipote del primo sponsor, Paolo Colombo, fu coinvolto da un gruppo di appassionati di pallacanestro (tra cui il suo futuro cognato, Marcello Baldassarri) tanto da dedicarci una vita.
Prima dirigente, poi presidente. Prima di tutto, però, per tutti anche amico, o padre, o fratello maggiore. Un gustosissimo concentrato di storie e di aneddoti più o meno noti, legati da un minimo comune denominatore: Gianni e la sua capacità di mettere in risalto l’aspetto umano prima ancora di quello sportivo. Alla quale il «mitico presidente» univa una non comune attitudine alla battuta. Una delle più celebri - come ricorda nel suo intervento l’attuale presidente dell’Aquila Basket, Luigi Lo nghi - riguarda l’attuale general manager Salvatore Trainotti. Il quale, ad inizio degli anni Novanta - quando si stavano gettando le basi della crescita societaria - da giovane allenatore della prima squadra si presentò in sede assieme a Claudio March per chiedere un piccolo riconoscimento per l’impegno e le tante ore passate in palestra. Il presidente ascoltò serio e poi, senza batter ciglio rispose: «Ma se te sfanalo tute le volte che te vedo!». Questo era Gianni Brusinelli.
Tra le tante testimonianze di ex giocatori e dirigenti, una delle frasi che meglio descrive il presidente è forse quella scritta da Paolo Marchetti: «Non ha costruito solo una squadra di basket. Ha fatto molto di più. Gianni ha costruito pazientemente una grande famiglia, in cui il rispetto reciproco, la stima e la fiducia erano le cose fondamentali, le più importanti». Ecco, quando qualcuno dice che le squadre prima ancora che di giocatori devono essere fatte di uomini probabilmente pensava a Gianni Brusinelli.
Ma oltre a questo il libro è anche il racconto di trent’anni di storia della città.
Nelle oltre 200 pagine si incrociano le vite di insegnanti, professori universitari, avvocati, professionisti oggi assai conosciuti: tutti passati per la «mitica» palestra di via Fogazzaro. Che ancora non aveva il parquet ma era comunque il migliore palazzetto che la città poteva offrire.
Divisi per capitoli vengono ripercorsi quattro decenni di palla a spicchi a Trento, con risultati e articoli di giornale del Dolomiti, poi Viapol, poi Sosi. E quindi nomi e cognomi, vittorie e sconfitte, trasferte e panini preparati «dalla Rita».
Tutto questo anche - o soprattutto - per merito di Gianni Brusinelli.