Presidenza della Fifa, sette candidati ufficiali
Sono sette i candidati ufficiali alla presidenza della Fifa, ed è questa l’unica certezza in vista delle votazioni di fine febbraio, quando si conoscerà il nome del successore di di Sepp Blatter. Tra i «magnifici sette» c’è Michel Platini, che non intende rinunciare nonostante la sospensione di 90 giorni inflittagli dalla commissione etica per via di quel pagamento di 2 milioni di franchi svizzeri per una consulenza fatta per la Fifa stessa anni prima.
Intanto Blatter lancia accuse, con un’intervista alla Tass, e fra i destinatari del suoi strali c’è proprio l’ex fuoriclasse della Juventus: «Voleva diventare presidente al mio posto», ha detto il dirigente dimissionario, e per questo, secondo Blatter, «roi Michel» avrebbe provocato l’inizio degli scandali Fifa con quello che definisce «un attacco personale, fu Platini contro di me».
Con questi presupposti sembra difficile che la candidatura del francese possa rimanere in piedi, e per questo l’Uefa si è cautelata con una riunione straordinaria del suo Esecutivo che, a inizio settimana, ha indicato in Gianni Infantino il candidato alternativo su cui puntare. Alcuni bookmaker lo considerano già il favorito, assieme allo Sceicco del Bahrein Salman bin Ebrahim Al Khalifa, nonostante un passato che, secondo i suoi detrattori, presenterebbe più di una «macchia» in materia di violazione dei diritti umani.
Ma Blatter sarebbe tutt’altro che rassegnato a farsi da parte, e per questo starebbe manovrando da dietro le quinte. Non sembra casuale, ai sostenitori di questa teoria, il fatto che si sia fatto avanti il magnate sudafricano Tokyo Sexwale, ex detenuto politico che sarà stato anche, per un certo periodo, compagno di carcere di Nelson Mandela a Robben Island ma di sicuro è in buoni rapporti con Blatter. Comunque, avendo un patrimonio personale stimato in 200 milioni di dollari, sembra improbabile che si sia candidato per la Fifa con l’obiettivo dell’arricchimento personale.
Un’accusa, questa, che non sembra più essere solo un’ipotesi per l’ex presidente della federcalcio brasiliana (Cbf) Josè Maria Marin, nel mirino dell’inchiesta americana targata Fbi assieme al suo predecessore Ricardo Teixeira. Marin avrebbe incassato laute tangenti in relazione alla vendita dei diritti televisivi di varie edizioni della Coppa America (2015, 2016, 2019 e 2023) e della Coppa del Brasile (dal 2013 al 2022) e ora le autorità svizzere hanno deciso di estradarlo negli Usa. Lui stesso, tramite gli avvocati, si è detto d’accordo e anche pronto a collaborare con le autorità statunitensi, altrimenti intenzionate a tenerlo in carcere anche se il dirigente brasiliano (un tempo politico vicino al regime militare quando vigeva nel suo paese) ha 83 anni.