Football americano: pericoli per la salute
Per la prima volta un dirigente della potente lega americana del football ha riconosciuto il legame diretto tra i traumi cranici subiti dai giocatori e la comparsa dell’encefalopatia cronica: la grave malattia degenerativa cerebrale di cui soffrono proprio molti atleti della Nfl. A riconoscere il nesso tra i colpi alla testa subiti durante le partite del gioco più popolare negli Usa e la patologia, è stato il vicepresidente per le politiche di sicurezza e della salute della Nfl, Jeff Miller, nel corso di una tavola rotonda organizzata dalla commissione della Camera Usa sul governo ed il commercio.
Rispondendo alla domanda di Jan Schakowsky - deputato dell’Illinois - sulla possibile connessione tra «football e la malattia del cervello degenerativa», Miller ha citato lo studio della ricercatrice Ann McKee della Boston University: «Certamente l’indagine della McKee ha mostrato che ad un certo numero di giocatori della Nfl in pensione è stata diagnosticata l’encefalopatia cronica traumatica, quindi la risposta è sì».
Non si tratta dunque di comune mal di testa, che magari passa assumendo una o due compresse di aspirina. Sotto il termine encefalopatia - il «disturbo cronico dei giocatori di football» - rientrano le malattie metaboliche, quelle tossiche, infettive, neoplastiche e degenerative del cervello. Si tratta dunque di un’ampia varietà di sindromi ciascuna con differenti cause, sintomi e cure, con esiti sia fatali che reversibili.
Il riconoscimento storico del legame causa-effetto tra i traumi cranici e la comparsa dell’encefalopatia denunciata da tanti giocatori ed ex giocatori, viene dopo anni di polemiche e cause legali sull’argomento. Solo il 4 febbraio scorso, durante un evento legato al Super Bowl, Mitch Berger, un altro dirigente della Nfl (National football league) aveva negato la connessione.
A rendere difficile trovare le prove tangibili del nesso è il fatto che la encefalopatia cronica traumatica può essere diagnosticata con certezza solo tramite autopsia ed è molto più complesso evidenziarla nei giocatori viventi. La ricerca di McKee però ha rivelato che 87 su 91 ex giocatori della Lega nazionale di Football sono risultati positivi ai test che indicano la presenza della patologia degenerativa.
Nel 2013, la NFL aveva acconsentito a pagare 765 milioni di dollari di risarcimento a famiglie di ex giocatori che avevano fatto una class causa. Ma la Lega non aveva ammesso la colpevolezza dei colpi alla testa nello sviluppo della malattia.
[[{"type":"media","view_mode":"media_original","fid":"1067031","attributes":{"alt":"","class":"media-image"}}]]