Roma 2024, l'inutile sacrificio dell'Aquila basket Trento
Oltre al danno ora anche le beffe per l’Aquila basket di Trento, involontaria vittima del «tira e molla» sulle Olimpiadi di Roma. Chi segue la palla a spicchi ricorderà che questa primavera la società di Trento (assieme a Reggio Emila e Sassari) aveva acquisito una licenza triennale per un posto nell’Eurocup, la seconda coppa europea per importanza nel basket, nell’ottica di un progetto di crescita e sviluppo a livello internazionale del club. Una coppa gestita da un ente privato - l’Eurolega/Eca - che una quindicina di anni fa si era inserita nello spazio lasciato libero dalla Federazione europea (Fiba Europe), che non aveva interesse nel gestire le coppe internazionali.
Ora, però, che si è visto che l’organizzazione di questi tornei genera business la Federazione ha preteso di tornare al timone e ha deciso di mettere in piedi anch’essa due competizioni europee a squadre. Così ha iniziato a fare pressione sulle federazioni e sulle leghe nazionali per impedire che i club si iscrivessero alle coppe dell’Eca. Nelle nazioni cestisticamente più forti l’invito della Fiba è stato bellamente ignorato, in Italia no. Chi di dovere ha subito calato i pantaloni. Patrick Baumann, capo della Fiba, che è anche membro del Comitato olimpico che decide a quale città assegnare di volta in volta i Giochi, ha avuto gioco facile con i presidenti di Coni (Malagò) e Federazione pallacanestro (Petrucci) nell’«invitarli» a fare in modo che i tre club abbandonassero i loro propositi di aderire ad una competizione «concorrente» come l’Eurocup.
A Petrucci ha fatto capire che avrebbe potuto togliere all’Italia l’organizzazione del torneo di qualificazione alle Olimpiadi di Rio, a Malagò ha lasciato intendere che avrebbe potuto non votare per Roma quando si sarebbero assegnati i Giochi del 2024. Così i due hanno fatto e disfatto, lavorato e brigato fino a che sono arrivati - complice la mancanza di unità di intenti all’interno della Lega basket - ad impedire ad Aquila, Reggio e Sassari di partecipare all’Eurocup.
Peccato che poi, nonostante il torneo «casalingo» i ragazzi di coach Messina e di Petrucci non si siano comunque qualificati per Rio e che poi la sindaca di Roma Virgina Raggi abbia deciso di ritirare la candidatura della Capitale.
Una figuraccia incredibile per Petrucci e Malagò.
Roba da dimissioni immediate in un «Paese» normale. Non in Italia. Dove, ça va sans dire, le castronate di alcuni le pagano altri.