Milan, seconda caparra dei cinesi ma restano dubbi sull'operazione
Seppur con un giorno di ritardo, i cinesi hanno versato la seconda caparra ottenendo la proroga del closing per l’acquisto del Milan. Dubbi e perplessità, però, sono destinati ad accompagnare anche i prossimi due mesi e mezzo, fino all’appuntamento del 3 marzo, la data entro il quale il consorzio guidato da Sino-Europe Sports dovrà completare la scalata al club versando a Fininvest i restanti 320 milioni di euro.
Dal fronte cinese continuano ad assicurare che soci e soldi ci sono tutti, l’unico ostacolo da superare sono le autorizzazioni del governo di Pechino a trasferire i fondi, anche alla luce della stretta annunciata dalla Cina sull’esportazione dei capitali. Ad ogni modo, secondo quanto filtra, il mancato ok governativo non costerà a Fininvest la perdita dei 200 milioni di euro fin qui incassati (oltre un terzo della cifra complessivamente pattuita), come invece sospettano alcuni dei piccoli azionisti che hanno partecipato all’assemblea dei soci del Milan, andata in scena mentre veniva versata la caparra, e conclusa senza deliberazioni per il rinvio del closing.
Attraverso il loro portavoce, l’avvocato Giuseppe La Scala, i piccoli azionisti, che possiedono lo 0,03% del club, hanno posto alla proprietà una serie di domande sulla trattativa con il consorzio cinese promosso dal broker cinese Yonghong Li, di cui fa parte di sicuro il fondo Haixia, e a cui si sarebbero aggiunti istituti finanziari come la Huarong International, la Industrial Bank, la Bank of Guangzhou, la China Zheshang Bank.
Fra gli investitori, ha domandato La Scala, ci sono soggetti controllati dallo Stato cinese? Dietro i ritardi ci sono solo ragioni burocratiche o di merito? Pechino potrebbe porre ragioni di opportunità legate alla natura soggettiva degli investitori? È stato verificato se Sino-Europe Sports ha già raccolto e somme necessarie a chiudere l’affare e versare i primi 100 milioni di euro nelle casse del Milan al momento del closing, come previsto dal preliminare? In tutto 10 domande a cui l’ad Adriano Galliani, in veste di presidente dell’assemblea, ha detto di non poter rispondere perchè «non sono pertinenti nè attinenti all’ordine del giorno» e «l’assemblea non è il luogo deputato al dibattuto fra i soci nè alla trattazione di argomenti di esclusivo interesse mediatico».
Intanto, con la proroga del closing, anche il mercato di gennaio sarà in condivisione fra attuale e futura proprietà, e necessariamente autofinanziato. Non sarà quindi semplice per Vincenzo Montella ottenere i rinforzi necessari per raggiungere l’Europa League, l’obiettivo fissato dall’allenatore dopo la sconfitta con la Roma.