Lighty: «Ho tanta voglia di tornare a giocare»
Strano destino quello di David Lighty. Fino all’infortunio dell’8 gennaio ad Avellino che l’ha obbligato all’operazione al menisco del ginocchio destro, era il faro, il giocatore d’esperienza e il miglior marcatore della Dolomiti Energia.
Quella, però, era una squadra che aveva perso 9 partite su 16, con un record negativo. Da quando la guardia/ala di Cleveland è fuori, l’Aquila - ingaggiati Dominique Sutton e Devyn Marble - ha iniziato a volare alto: 4 vittorie e zero sconfitte. Il suo sostituto naturale, Marble, sta crescendo di partita in partita ed ora ci si chiede come si comporterà Buscaglia quando avrà tutti i suoi stranieri a disposizione, considerando che ad ogni partita uno per regolamento dovrà tenerlo fuori squadra. La scorsa settimana l’allenatore bianconero ha risposto che applicherà il turn over scegliendo di volta in volta quale dei 5 americani o Beto Gomes mandare in tribuna.
D’altro canto c’è anche la possibilità che la Dolomiti Energia (per risparmiare sul budget) decida di liberare Lighty nel caso un’altra squadra gli faccia la proposta di un contratto da qui a fine stagione.
David, come sta?
«Molto bene, grazie. Penso di essere al 90 per cento della condizione. Forse manca un po’ di fiato e un po’ di forza. Ma, grazie al break di questo week end per la Coppa Italia, sarò certamente pronto per il rientro per la partita del 26 febbraio a Reggio Emilia».
Ritornare in campo ad un mese dall’operazione è più difficile dal punto di vista fisico o della paura di farsi di nuovo male?
«In effetti l’aspetto psicologico è una variabile importante, anche se si tende a sottovalutarla. Devo ammettere che la settimana scorsa il pensiero ce l’avevo, poi un po’ alla volta ho ritrovato la confidenza e, grazie ai minuti giocati nell’amichevole a Verona, ho ritrovato buone sensazioni».
Dal giorno del suo infortunio, lo scorso 8 gennaio, l’Aquila senza di lei ha vinto quattro gare.
«Ottimo. Evidentemente abbiamo trovato la nostra identità. Non abbiamo cambiato moltissimo rispetto all’inizio, ma è incredibilmente cresciuta la consistenza in difesa e questo ha aiutato il nostro gioco anche in attacco».
In Italia si dice: «Squadra che vince non si cambia». Ha paura che Buscaglia, trovato il nuovo assetto, non la faccia più scendere in campo?
«Io voglio giocare, questo è chiaro. Ma mi interessa anche vincere. Effettivamente siamo 6 giocatori stranieri e in campo ne possono andare soltanto 5: sarà il coach a decidere. Personalmente mi è già successo di essere in questa situazione quando ero a Nanterre e non ho mai posto il mio interesse personale davanti a quello della squadra».
L’impressione è che il ballottaggio per il quinto posto sia tra lei e Marble. Che ne pensa?
«Non ne ho idea. Secondo me dipenderà molto dal match che ci troveremo a giocare, dagli avversari, dalle condizioni fisiche e di salute. Molto probabilmente Craft ha il posto assicurato e Dustin (Hogue, ndr) altrettanto, gli altri tre ce li giochiamo in 4».
Se le dovesse capitare di essere lasciato in tribuna come reagirebbe?
«Sicuramente non sarebbe bello. Come detto, è capitato a quando ero a Nanterre, ma lì c’era da giocare anche la Coppa di Francia, che poi abbiamo vinto, e si giocavano due partite ogni settimana. Diciamo che molto dipende dalla situazione in cui ti trovi. Da questo punto di vista a Trento si sta bene, c’è un bell’ambiente anche in spogliatoio».
Ha già fatto qualche piano per il prossimo anno? Le piacerebbe rimanere a Trento?
«Qui ho trovato una bella squadra, mi trovo bene con coach e compagni. Direi che è tutto perfetto e come team staimo migliorando di giorno in giorno. Ovviamente, però, non si è mai parlato dell’anno prossimo».