Sveglia alle 3.30 e 100 chilometri di tornanti per un biglietto dell'Aquila
«Ciao ragazzi, sono dell'Adige: siccome siete i nostri idoli assoluti, ci raccontate della caccia al biglietto?». Non è stato il modo più professionale per iniziare l'intervista ma, ci perdoneranno i tre «eroi» e anche i lettori, la loro pazza avventura rappresenta uno degli aspetti più belli dello sport e di quello che ci gira intorno. Ora spieghiamo: ore 4 del mattino di ieri, due ragazzi salgono in auto a Transacqua, nel Primiero. Cento chilometri, parecchi tornanti e circa un'ora e mezza dopo parcheggiano all'ex Sit. Sono le 5.30 e i due, raggiunti da un altro amico del Vanoi, si dirigono in piazzatta Lunelli, attraversando una città che si sta risvegliando.
«Abbiamo trovato 6 persone già in coda davanti a noi, ma a quel punto era fatta, bisognava solo attendere qualche ora». Era fatta, ovvero sarebbero riusciti a comprare i biglietti per gara 6 tra Aquila e Venezia. I tre «idoli» sono Hermann Zugliani, Andrea Bettega e Noah Taufer, tutti del Primiero e tutti studenti a Trento (il primo in Giurisprudenza, il secondo in Ingegneria industriale, il terzo in Ingegneria ambientale). E, ovviamente, tutti tifosi dell'Aquila Basket, tanto da alzarsi prima dell'alba, guidare per un'ora e mezza e attendere in coda quattro ore per avere i biglietti della partita.
«Diciamo che è stata una mattinata alternativa e divertente - racconta Zugliani -. Quando siamo arrivati c'erano sei persone, la prima della fila era una signora sulla quarantina, che si era messa davanti alla porta alle 4. Poi c'era un signore con tanto di seggiolina e di computer portatile, che nell'attesa si stava portando avanti con il lavoro. È stato bello perché poi sono spuntate thermos del caffè e biscotti, siamo diventati tutti amici parlando di basket».
Zugliani si è presentato con la maglietta «Buscaglia Sindaco» e il cappellino dell'Aquila. Una passione nata per caso qualche anno fa. «Sono andato a vedere gara 5 contro Torino e mi sono innamorato della squadra e di questo sport. Da quel momento ogni scusa è diventata buona per scendere dal Primiero e andare a vedere le partite. Anzi, a Fiera c'è una sorta di piccolo fan club, composto da una dozzina di persone, e ci organizziamo per andare a tifare insieme. Il nostro idolo incontrastato è Luca Lechthaler, ma io ho la maglietta del grande Aaron Craft».
La delusione di gara 5 è stata quindi dimenticata. «Domenica è stato brutto, per quella maledetta tripla di Bramos. Ma appena finita la partita abbiamo iniziato a organizzarci per andare a comprare i biglietti piazzando la sveglia alle 3.30 e questo ci ha caricati: come dice il coach si guarda avanti». I biglietti ieri mattina sono andati esauriti in pochi minuti e tante delle persone in coda sono rimaste a mani vuote: febbre da Aquila, febbre da finale scudetto. La passione per il basket ha contagiato la città e anche tanti «idoli» disposti a mettersi in macchina alle 4 del mattino. E anche per loro, c'è da scommetterci, Forray e compagni oggi daranno tutto.