Ajax, amaro risveglio per Nouri «Danni cerebrali irreversibili»
Non poteva esserci risveglio più amaro dopo il pur cauto ottimismo che si era diffuso sulle condizioni di Abdelhak Nouri, il giovane giocatore dell’Ajax risvegliato dal coma artificiale a cinque giorni dallo svenimento in campo per un’aritmia cardiaca durante un’amichevole in Austria. Dai test era emerso che il cuore funzionava normalmente, così come a livello cerebrale non erano state registrate anomalie. Oggi, invece, il suo club ha dovuto riferire la drammatica notizia che nel collasso si sono creati danni gravi e permanenti al cervello della giovane promessa e che le possibilità di recupero sono pressochè nulle.
«È la peggior notizia che potessimo ricevere - ha detto il dirigente dell’Ajax Edwin Van der Sar, ex portiere di Juventus e Manchester United - Un vero choc, anche se sapevamo che era uno scenario possibile. Abdelhak era un talento ed ora, purtroppo, non sapremo mai quanto lontano avrebbe potuto arrivare».
Subito dopo il malore, sabato pomeriggio, il 20enne centrocampista olandese di origini marocchine era stato ricoverato all’ospedale di Innsbruck e, all’indomani, dichiarato fuori pericolo di vita; era quindi stato tenuto in coma artificiale per meglio effettuare esami e trattamenti dai quali, come detto, si era tratto un certo ottimismo. Oggi, invece, il brusco impatto con la realtà. Il giovane, che in questi giorni aveva ricevuto diversi messaggi pubblici di solidarietà e incoraggiamento, farà presto ritorno in Olanda per proseguire le cure presso una struttura sanitaria di Amsterdam.
La triste vicenda va ad aggiungersi alla già lunga casistica di gravi incidenti occorsi a giocatori al di fuori di «normali» scontri di gioco e quindi, per questo, i più imprevedibili e sconvolgenti: perchè capitati ad atleti apparentemente in salute, spesso giovanissimi. Episodi sfociati anche in maniera più tragica, quella estrema, come per le morti di Giuliano Taccola, Renato Curi e Piermario Morosini, solo per fare alcuni nomi rimanendo in ambito calcistico italiano.
Nel resto del mondo, si possono ricordare i drammi del 28enne centrocampista del Camerun Marc Foè, attacco cardiaco in campo nel 2003; del 22enne centrocampista del Siviglia Antonio Puerta, anche lui arresto cardiaco in campo, nel 2007; del 26enne difensore dell’Espanyol Daniel Jarque, trovato morto a seguito di un’asistolia nel ritiro della sua squadra a Coverciano, nel 2009.
Elenchi parziali cui va aggiunto quello dei meno famosi, di coloro che la vita l’hanno persa fra le migliaia di campi sportivi per atleti più o meno dilettanti, dove l’assenza di attrezzature d’emergenza resta cronica nonostante i recenti interventi legislativi. È solo di quattro giorni fa l’ultimo caso salito alle cronache: quello del 13enne accasciatosi per un malore in campo nel Bresciano, poi fortunatamente ripresosi dal coma farmacologico.