Rafa Nadal ancora campione del Roland Garros Thiem si arrende in tre set al super campione

 
 
La rivoluzione che voleva Dominic Thiem non c'è stata. O quel "passaggio di potere" al quale alludeva questa mattina il titolo di apertura su "Le Quotidien", il giornale distribuito all'ingresso di Bois de Boulogne. Il "Signore della terra" ha colpito ancora: 11esimo trionfo al Roland Garros per Rafa Nadal, un'impresa che travalica il tennis e lo pone nella leggenda, tra i più grandi della storia dello sport. Accanto al rivale e amico Federer, accanto Pelè o Schumacher, passando per Maradona, Bolt, Michael Jordan, Muhammad Ali, Merckx, Phelps, Valentino Rossi e Senna. 


Se l'annosa querelle sul GOAT, il virtuale titolo di più grande di tutti i tempi, resta aperta con Federer in vantaggio, quando parliamo di terra rossa non c’è storia: il più forte è Nadal. Punto. Fra le certezze del tennis, ce n’è una che spicca sulle altre: Nadal che sbaraglia la concorrenza al Roland Garros. Una storia che, salvo problemi fisici del numero uno del mondo, si ripete inesorabilmente dal 2005, quando un ragazzino spagnolo di 19 anni con la canotta e il pinocchietto si presentò per la prima volta a Bois del Boulogne per giocare tra i grandi. E vinse. "Apprezzo ancora di più questi momenti, soprattutto perché arrivano in una fase avanzata della mia carriera e in considerazione degli infortuni di cui ho sofferto", ha confessato il 32enne spagnolo, le cui condizioni fisiche non finiscono di sorprendere se relazionate all'età e agli infortuni, dal polso alle martoriate martoriate ginocchia. "E' difficile spiegarlo. Ho avuto momenti difficili con gli infortuni come in Australia e Acapulco quest’anno. Non ho potuto giocare Indian Wells e Miami. Per me è incredibile poter giocare così tanti tornei dopo un periodo difficile", ha aggiunto. E poi: "Ho 32 anni e ne sento 32. Non puoi combattere contro il tempo e l’età. Se mi avessi detto sette anni fa che sarei stato qui ancora con questo trofeo tra le mani avrei detto che era impossibile. Voglio godermi il momento e divertirmi finché sono felice di giocare a tennis e finché il mio corpo resiste"

Durante la finale si è fatto massaggiare il braccio sinistro dolorante e la mano: "Ho sentito qualcosa alla mano come se fossero crampi alle dita, probabilmente dovuto al fatto che le bende ai polsi erano troppo strette. Mi sono spaventato per un momento perché non riuscivo a muovere le dita e non avevo idea del perché"

Da oltre un decennio batterlo sulla terra è il compito più difficile che ci possa essere su un campo da tennis e neppure lo scorrere del tempo e gli infortuni hanno spostato di una virgola questo strapotere (57 dei 79 titoli in bacheca li ha conquistati sul rosso). Nel Roland Garros appena concluso ha ceduto appena un set, il primo della sfida nei quarti contro Schwartzman. Poi in semifinale contro Del Potro (6-4 6-1 6-2) e in finale contro Thiem (6-4 6-3 6-2) ha lasciato ai due rivali la miseria di 16 game in due partite. Troppo forte, troppo superiore a tutti gli altri. Eppure in finale si affrontavano i due tennisti che quest’anno sulla terra hanno dimostrato di essere una spanna sopra tutti gli altri: Nadal per strapotere, Thiem per continuità. Chi pronosticava una sfida equilibrata è pregato di ripassare. "Sapevo che contro Thiem dovevo alzare ancora il livello del mio tennis per poterlo battere. Uno Slam dura due lunghe settimane e man mano che vai avanti la condizione deve crescere"

Lo ha capito anche Thiem che rivolto a Rafa gli ha detto: "Quando nel 2005 hai vinto il tuo primo Roland Garros avevo 11 anni e ti guardavo in tv. Oggi sono qui al tuo fianco sul Philippe Chatrier e per me questo è già un onore". Così l'Iron Man austriaco ha provato a ritrovare il sorriso dopo la lezione contro lo spagnolo. "Rafa sulla terra è il più forte di sempre, il favorito contro chiunque, uno dei più grandi tennisti della storia. Lo avevo battuto un mese fa a Madrid, ma qui a Parigi si gioca al meglio dei cinque set e lui nelle finali di Slam alza molto il livello. Ci riproverò. questo è certo".

Dopo aver messo a segno il match point, Nadal ha trattenuto a stento le lacrime. "E' sempre speciale essere qui - ha detto - perché ogni anno si tratta di un’esperienza tutta nuova. Questo è sicuramente il torneo più significativo di tutta la mia carriera, dove ho vissuto momenti indimenticabili. Ogni anno quando arrivo a Parigi la motivazione è comunque la più alta possibile. Non esiste un posto al mondo dove io possa giocare con una motivazione più alta rispetto a Parigi"

I suoi numeri fanno paura: 24 finali e 17 titoli Slam (a meno tre da Federer), 57 trofei sul rosso dei 79 complessivi, 414 incontri vinti a fronte di 36 sconfitte su questa superficie, 903 match vinti nel circuito maggiore, 237 dei quali nei Major e 86 al Roland Garros. Sulla terra lo spagnolo vanta il mostruoso record di 111 vittorie e solo 2 ko in match al quinto set. Grazie al trionfo a Parigi resta numero uno, anche se Federer, che torna in campo la prossima settimana a Stoccarda con l'inizio della stagione sull'erba potrebbe superarlo arrivando in finale. "Sono più soddisfatto del titolo, non mi importa del ranking. Tutti i tornei sono importanti per me, ma il Roland Garros ha un peso diverso. Non sono frustrato perché qualcuno ha più titoli di me, non si può sempre pensare a fare di più. 17 è un numero incredibile, ma non penso ai 20 Slam di Federer".

 
 
Simona Halep ce l’ha fatta. Il terzo tentativo in terra francese (il quarto complessivo) è stato quello giusto. Ha finalmente conquistato il suo primo trofeo Slam ed è lei la nuova regina di Parigi, a quarant’anni esatti di distanza dal successo della connazionale Virginia Ruzici. Nella finale del Roland Garros la rumena, numero uno del mondo, ha battuto in rimonta per 3-6 6-4 6-1, in due ore e tre minuti di gioco, la statunitense, numero dieci del ranking e del seeding, diventando la 27esima tennista dell’Era Open ad aggiudicarsi il Major francese. Per la 26enne di Costanta si è trattato del sesto successo in otto sfide con la 25enne di Plantation, ed il quinto consecutivo.

Grazie a questo successo Simona, che dieci anni fa su questi campi aveva conquistato il titolo junior, ha abbandonato il “club” delle number one che non hanno mai vinto uno Slam. Chissà se ci ha pensato mentre abbracciava forte forte quel tanto sospirato trofeo.  

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