Maldini: «Credo in questo Milan, i tifosi mi amano»
Un progetto in cui crede e un ruolo su misura hanno convinto Paolo Maldini ad accettare la proposta del nuovo Milan di Elliott. L'articolata carica di direttore sviluppo strategico area sport include anche competenze su prima squadra, settore giovanile, mercato, rapporti con l'allenatore, in "condivisione" con Leonardo, a sua volta direttore generale dell'area tecnico-sportiva. "Saremo in simbiosi su tutto, con uguali ambiti di intervento", ha sintetizzato l'ex capitano, confermando la non usuale formula a due teste. "Faremo il buono e il cattivo", ha sorriso il brasiliano. E da settembre la coppia potrebbe diventare un trio: anche Kakà è pronto a tornare.
"Kakà è il mio pupillo - ha detto Leonardo -, è l'ultimo Pallone d'oro del Milan e ha voglia di imparare da dirigente, a gratis, ma nulla è definito". Anche Kakà aveva avuto un primo abboccamento con l'ex ad Marco Fassone, al quale Maldini aveva opposto un netto 'nò, di fronte a un progetto meno convincente rispetto a quello di Elliott. Leonardo lo ha chiamato una ventina di giorni fa. Poi l'ex difensore a New York ha ascoltato e accettato la proposta del fondo statunitense, guidato da Paul Singer e dal figlio Gordon, che oggi si è calato nella realtà rossonera: prima un vertice a Milanello con il presidente Paolo Scaroni e Leonardo, poi a Casa Milan, quindi in serata incontrerà Rino Gattuso, di rientro dalla tournèe negli Usa.
Proprio la conferma dell'allenatore ("Non è mai stato in discussione") è stato uno dei primi atti programmatici di Maldini nei tre quarti d'ora di conferenza stampa, fra ricordi, propositi e riflessioni sul "peso della responsabilità" del ritorno nel club dove è diventato un mito dopo suo papà Cesare, e dove ha visto i figli crescere nelle giovanili. Il cerchio si chiude? "Una logica c'è ma non era obbligatorio succedesse, le proprietà hanno il diritto di scegliere i dirigenti", ha notato il cinquantenne recordman di presenze in rossonero, senza approfondire i motivi che lo hanno tenuto lontano dal Milan nove anni: "Con Barbara Berlusconi abbiamo intavolato un discorso non andato a buon fine, un anno e mezzo fa con la proprietà cinese neanche è stato definito il ruolo e ho deciso di non collaborare. Ora è diverso, anche le persone fanno la differenza. Non ho esperienza, ma conosco la materia, l'ambiente e ho al fianco Leonardo".
Nei suoi pensieri non c'è spazio per gli ultrà che nel 2009 hanno macchiato con i fischi il suo addio al calcio ("I tifosi mi amano. Non devo ricucire niente. Sarò giudicato per quello che produrrò"), ma l'idea di poter consigliare i giocatori, non solo difensori come Caldara e Romagnoli. "Donnarumma? Ha retto fin troppo bene la pressione, l'idea è aiutare quando a volte il rapporto con l'ambiente è complicato". Non è escluso che da lui parta qualche telefonata agli obiettivi di mercato del Milan. Davanti al nome di Milinkovic-Savic la coppia di dirigenti rossoneri sorride. "Un sogno a noi non concesso - ha glissato Leonardo -. A meno di un miracolo non ci sarà un top player. Non è detto che ci riusciremo ma ci stiamo provando". Intanto serve anche cedere: Kalinic è a un passo dall'Atletico Madrid, mentre al momento Suso è tentato dalla Roma. "Per noi - ha frenato Leonardo - è importantissimo". Per l'ad invece si aspetta settembre: non è facile arrivare a Ivan Gazidis, l'alternativa resta Umberto Gandini.