Davide Cassani pedala nelle zone del nubifragio
La Gazzetta dello Sport rende omaggio alle zone colpite dal nubifragio di fine ottobre, e lo fa con una iniziativa emozionante: un lungo reportage con il commissario tecnico della Nazionale di ciclismo Davide Cassani che pedala sulle strade delle Dolomiti e racconta quello che vede. Un servizio in onda su Gazzetta TV e poi sul giornale sportivo, che ha toccato anche il Trentino, con la preoccupazione per la strada del Manghen, e l'incontro con i volontari di Canazei, che Cassani chiama «gli angeli delle Dolomiti».
Con Cassani c'era anche il «nostro» olimpionico dello sci di fondo Cristian Zorzi, moenese (nella foto GAZZETTA TV). E proprio da Moena parte il ricordo del ct: «La mia prima volta sulle Dolomiti fu nel 1977 – racconta –. Venni in vacanza a Moena: ero un bimbo al luna park. Provai tutte le salite della zona: San Pellegrino, Pordoi, Sella, Fedaia, Costalunga e me ne innamorai».
Insieme hanno pedalato ai Serrai di Sottoguda, ai piedi della Marmolada sul lato veneto, poi giù a Canazei dove racconta l'incontro con Federico Dell’Antone, 24 anni. Scrive la Gazzetta: «Il suo sudore è linfa, il suo sorriso è speranza. È uscito dalla Scuola Alpina della Guardia di Finanza di Predazzo da poche ore, sei mesi dopo l’ultima libertà, e ha già la pala in mano».
«Ho superato l’esame per diventare finanziere e questo è il premio» dice Federico. Poi si china e ricomincia a spalare il fango che gli ha invaso la casa. Dice la Gazza: «Mentre ci parla, sorride. E mentre sorride, guarda Michele. Anche lui ha 24 anni e una pala in mano. Anche lui non usciva dalla caserma da mesi, ma a differenza di Federico, Michele De Bettin non abita ai piedi dei Serrai di Sottoguda, viene dal Comelico>. «Sei mesi che non esci di caserma e la prima cosa che fai, al primo permesso, è venire a spalare fango qui?» gli chiede la Gazzetta. «Federico è mio amico» risponde sgranando gli occhi, come se la cosa più strana fosse la domanda. Michele e Federico parlano poco. «I monti sono maestri muti e fanno discepoli silenziosi» scrisse Goethe. Ma generosi, aggiungiamo noi. «Sono amici da quando avevano sei anni, facevano gare di sci di fondo insieme - dice orgogliosa mamma Monika - e tu sei il suo idolo, in camera c’è il tuo poster», aggiunge indicando Cristian Zorzi.
L'inviato della gazzetta loda l'attivismo della gente: «Ci sono migliaia di Federico e di Michele, migliaia di storie di ordinaria solidarietà che il fango non ha seppellito. «Da noi a Moena non c’erano abbastanza pale e badili per tutti quelli che si sono presentati» afferma Cristian Zorzi. Poi Cassani e i suoi amici risalgono il Rolle, dove il Giro percorrerà una tappa durissima il primo giugno. Qui incontrano gli uomini della Provincia Autonoma di Trento che rrimuovo gli alberi: citano Bruno Largher che indossa una giacca a vento arancione, e che si toglie il guanto per stringere la mano a Cassani. «Quante ore lavorate al giorno?» gli chiedono. «Iniziamo appena c’è luce, la mattina, e smettiamo quando è buio. Bisogna fare in fretta e finire prima che arrivi la neve».
Infine un pensiero al Passo Manghen che richiederà lavori più impegnativi. Sono crollati 7 chilometri di strada sul lato fiemmese, in Val Cadino, l'acqua si è mangiata la carreggiata. La speranza di tutti è che il Giro possa transitare: ma sarà una corsa contro il tempo per fare i lavori.