A Tokyo Milano-Cortina presentano il sogno Olimpiadi invernali 2026
Stavolta i sogni nascono all’alba. Quando in Italia saranno passate da poco le sei del mattino, infatti, all’assemblea dei comitati olimpici a Tokyo la coppia Milano-Cortina presenterà al mondo la speranza italiana di organizzare le Olimpiadi invernali del 2026. Venti minuti di focus attraverso i discorsi del presidente del Coni, Giovanni Malagò, del sindaco di Milano, Giuseppe Sala, del governatore del Veneto Luca Zaia e della plurimedagliata olimpica azzurra Arianna Fontana per cominciare a formare negli 87 membri del Cio che a giugno saranno chiamati alla designazione nel ballottaggio con l’altra candidata Stoccolma, una valutazione positiva. In più, nella narrazione italiana programmata per domani, è previsto lo show di un filmato inedito (prevedibile, e anche giustificata dallo scopo, l’ostentazione di tante eccellenze, non solo sportive, del Lombardo-Veneto e degli azzurri delle discipline dei Giochi Invernali) e la ufficializzazione di un logo che inevitabilmente cita il Duomo e le Alpi, in un contesto montano cromaticamente tricolore.
In queste cose, si sa, tradizionalmente l’Italia dello sport si fa valere: ma la candidatura di Milano-Cortina, alla quale si oppone solo l’enigmatica Stoccolma di questi tempi (priva di Governo la Svezia, ai minimi la municipalità della capitale, il comitato promotore scandinavo si è presentato in Giappone in versione piuttosto dimessa e non dà segnali di un cambio di marcia nel percorso di avvicinamento alla scelta di giugno) è forte di suo. Innanzitutto per l’aderenza ai valori etici ed economici imposti dal Cio per le Olimpiadi a venire con la cosiddetta agenda 2020. E poi per l’indubbio fascino di una coppia che prevede la città della moda e della cultura come Milano unita alle bellezza della Perla delle Dolomiti. E con l’inserimento a macchia di leopardo della Valtellina (Livigno e Sondrio, forse addirittura per le discese), della Valle di Fiemme per salto con gli sci e combinata nordica e dell’altoatesina Anterselva, naturale casa del biathlon.
«Ma le Olimpiadi non ce le hanno ancora date - ammonisce Zaia - dobbiamo pensare di avere mille contendenti e non solo Stoccolma». Quanto a Sala, rivendica l’eredità vincente dell’Expo e ammette che quella olimpica è però un’emozione-sfida unica. Ma già pensa alla cerimonia di apertura a San Siro, il sindaco, e alla riconversione del villaggio olimpico previsto vicino alla Stazione di Porta Romana, come casa dei tanti studenti che scelgono Milano per il loro percorso universitario.
Le due regioni coinvolte si sono impegnate ad affrontare direttamente le spese strutturali (370 milioni di euro per impianti di gara, villaggi atleti e stampa) di un dossier che comunque presenta costi relativamente contenuti: per l’investimento legato all’operatività, cioè alle spese relative all’attività del comitato organizzatore e per l’allestimento dei Giochi (cerimonie di apertura e chiusura, spese vive per le gare) una prima stima porterebbe a meno di 1 miliardo di euro quasi interamente garantito dal contributo Cio.
Il masterplan dell’ipotesi di Giochi 2026 andrà recapitato a Losanna entro l’11 gennaio, poi sono previste la visita ispettiva della commissione di valutazione Cio (marzo-aprile) e dal 5 al 10 maggio a Gold Coast l’ultima presentazione. Nella cartina a cinque cerchi comunque potrebbero rientrare i trampolini di Predazzo e il centro del biathlon di Anterselva, in Alto Adige. A Cortina verrebbero concentrati sci alpino, sport come bob, slittino, skeleton e curling, mentre in Valtellina, ipotesi discese a parte, potrebbero andare lo snowboard a Bormio, il freestyle a Livigno e lo sci di fondo a Santa Caterina. Tutto il resto a Milano, dove gli impianti del ghiaccio sarebbero quattro: due palazzetti per l’hockey, l’anello per il pattinaggio velocità e la pista per short track e pattinaggio di figura.