L'Ata Trentino è retrocessa in A2 Il cuore non basta contro il Prato

Il miracolo non si è compiuto. La giovane Ata Trentino (nella foto) è retrocessa in A2 pur sfoderando i suoi gioiellini della squadra vice campione d’Italia nell’Under 16 e un Laurynas Grigelis di livello eccelso in uno scontro emozionante e durato tre ore contro il n.107 al mondo, il torinese Lorenzo Sonego, quel n.1 rispolverato dal Tc Prato al momento opportuno. Sonego durante l’intera massima serie aveva partecipato nel girone di qualificazione una sola volta, quella che per regolamento serviva per poi esserci nei playout.
«Per questo è una serie A1 da rivedere, giusto l’utilizzo dei giovani del vivaio - ci ha detto amareggiato il presidente Renzo Monegaglia che dal 2004 è alla terza retrocessione con due risalite immediate - ma troppe squadre fanno poi manfrine tenendo i grossi calibri per le partite che contano. Potevamo affrontare Genova o Palermo, che hanno sfoderato formazioni quasi materasso, invece ci è capitato un Prato che è giunto ultimo nel suo girone per aver risparmiato i suoi assi e poi li hanno estratti dalla manica trasformando (scalando) la squadra quasi da scudetto».


All’andata l’Ata Trentino cedette 2 a 4 sulla terra rossa in Toscana e ieri bastavano tre singolari ai pratesi per salvarsi. Ha deluso Riccardo Bellotti, che in trasferta aveva battuto Matteo Trevisan, ma ieri il rivano di Vienna è incappato in una giornata storta, sempre succube della mano fatata di un rivale che è stato il n.1 al mondo a livello juniores. «Rico» non è mai riuscito a imporre il proprio gioco, spesso lontano dalla palla sul rovescio, che ha fatto cilecca in continuazione, e involuto anche nelle strategie che non mettevano pressione all’avversario, andato abbastanza sul liscio. Peccato perchè il punto di Bellotti serviva proprio per coltivare qualche speranza.
Ci siamo rifatti gli occhi con la rimonta del 16enne 2.5 Mattia Bernardi, tesoro del vivaio atino, che si è vendicato della sconfitta di Prato contro il 2.2 Stefanini che è stato annientato nel 2° set e che nel terzo ha subìto il break all’11° gioco per poi essere sconfitto al 12° gioco. Mentre il 15enne D’Agostino poteva gran poco contro il 19enne Iannaccone, entravano in scena i numero 1 e solo questo match valeva la pena, come si usa dire, del biglietto. Una partita da challenger tra il 27enne lituano dell’Ata Laurynas Grigelis e il 23enne torinese del Prato Lorenzo Sonego, che la scorsa estate girava attorno al n.86 del ranking dopo prestazioni di alta qualità tecnica e agonistica. A Prato Sonego l’aveva vista brutta quando si trovava sotto 6-3 6-6 e 2 a 0 con «Grigio» che aveva toppato il colpo del 3 a 0 e poi aveva ceduto tiebreak e terzo set.


Ieri i due hanno ingaggiato una battaglia eccezionale di servizi potenti e del loro miglior repertorio: Sonego con il suo diritto sibilante e il baltico, che abita a Bergamo fin da piccolo, con il suo fantastico rovescio che non si alza nemmeno dal play it veloce. Grigelis ha operato il break sul 5-3 del primo set, è transitato dal nono gioco ed ha chiuso al decimo con autorità imperiale. Nel secondo set l’atino ha evitato due volte il pareggio del set sul 5-4 e 6-5 per il rivale, ha prima evitato tre set point giocando bene anche a rete con discese di notevole fattura e poi un altro sul 30-40 per Sonego sempre più pericoloso con il suo gioco arrembante. Ci si è poi infilati in un tiebreak che difficilmente dimenticherà il numeroso pubblico di ieri all’Ata. Sonego è andato sul 6-3, poi si è fatto raggiungere da un Grigelis eroico che sul 7 a 6 ha avuto un match ball sprecato a metà con il suo colpo più debole, quel maledetto diritto che non riesce a sistemare e senza il quale non riesce a raggiungere i primi 100 al mondo che meriterebbe ampiamente.
«Grigio» ha poi avuto un match ball anche sull’8 a 7, ma qui è stato bravo il pratese che poi di fila si è visto annullare tre set point di fila fino a quando sul 14 pari Sonego è stato aiutato da Grigelis con un colpo affondato in rete e poi ha chiuso con il suo diritto a dir poco micidiale tanto da dipingere le righe.


In un match difficile da arbitrare per i colpi da tornado che i due giocatori tiravano - è stato fin troppo bravo il giudice di sedia a cavarsela con fermezza - si è arrivati al terzo set con l’alternanza di servizi fino al tiebreak dove Sonego ha avuto più «benzina» per salire 4-2 e 5-3, senza mollare per il punto della salvezza con un 7-3.
I doppi poi sono stati «regalati» dai toscani ai trentini e alla fine il punteggio dice 3 pari, in totale 7 a 5 per un Prato che rimane nella massima serie, mentre il presidente Monegaglia si prenderà un perido di riflessione per capire se far maturare un po’ i suoi giovani in A2 e poi ritentare la risalita. «Siamo vicecampioni a squadre under 16 e spero di organizzare la finale nel 2019, la nostra è una scuola di alto livello e questa A1 lo ha dimostrato».
Ata Trentino - Tc Prato 3-3: Trevisan (Prato) b. Bellotti (Ata) 6-3 6-3, Bernardi (Ata) b. Stefanini (P) 3-6 6-1 7-5, Sonego (P) b. Grigelis (Ata) 4-6 7-6 (16-14) 7-6 (3), Iannaccone (P) b. D’Agostino (T) 6-4 6-2. Doppi all’Ata per rinuncia.

E’ come se si fossero date appuntamento per ritrovarsi a distanza di dodici mesi. Esattamente come nel 2017 al PalaPaternesi di Foligno, infatti, a contendersi il titolo tricolore sabato 8 e domenica 9 dicembre al Palatagliate di Lucca saranno Circolo Canottieri Aniene e Tennis Club Parioli. Dunque, per il secondo anno consecutivo una finale tutta romana, con tanti tennisti capitolini in campo, con tutto ciò che ne consegue a livello di componente emotiva e rivalità sportiva. Erano due delle compagini più accreditate, sin dall’inizio, e hanno tenuto fede alle previsioni: la Canottieri Aniene campione in carica, che lo scorso anno si è messa sul petto lo scudetto per la terza volta dopo i trionfi datati 2010 e 2014, ha dettato legge nel girone 2, per poi in semifinale imporsi con qualche sofferenza sul Park Tennis Club Genova (dopo l’affermazione casalinga per 4-2 all’andata, il pareggio colto in extremis in terra ligure), dal canto suo l’altro storico sodalizio capitolino, vincitore delle prime due edizioni del campionato (nato nel 1922) e complessivamente di 13 titoli maschili, l’ultimo dei quali nel 1942 grazie ai fratelli Del Bello - il decimo scudetto consecutivo prima della sospensione bellica -, ha chiuso al primo posto il girone 1, superando poi nella sfida playoff l’Angiulli Bari (4-2 all’andata in Puglia e 3-3 domenica in riva al Tevere).

A Foligno il 10 dicembre dello scorso anno finì 4-2 per l’Aniene capitanata da Vincenzo Santopadre, tutto sommato sempre in controllo della finale nonostante la sconfitta di Matteo Berrettini ad opera del serbo Miljan Zekic nella prima delle due giornate. Stavolta, però, le carte sono un po’ cambiate, soprattutto nella formazione pariolina guidata da Vittorio Magnelli e Bobo Meneschincheri, che si presenta a questo ultimo atto con alcune novità in organico ad affiancare le “bandiere” del circolo. Una di queste, però, non potrà essere protagonista sul campo: a termini di regolamento, non essendo stato impiegato nella prima fase a gironi (anche per via di qualche problema fisico), non può essere infatti schierato Gianmarco ‘Jimbo’ Moroni (catalogabile anche come “vivaio” e quindi una pedina non da poco negli equilibri della contesa), così come per lo stesso motivo lo sloveno Aljaz Bedene. Dunque l’elemento di punta del Parioli – uno dei tre club presenti nel massimo campionato anche al femminile: gli altri sono Tc Prato e Tc Genova 1893 - è Thomas Fabbiano, numero 102 del ranking mondiale, che ultimati i suoi impegni nel circuito Atp si è messo a disposizione del team, risultando determinante nelle ultime giornate e in particolare nella semifinale con l’Angiulli, sfida dal sapore di derby per lui nato a San Giorgio Jonico.

Quindi, come probabile numero 2, l’opzione straniero, con uno fra il croato Ante Pavic o il serbo Miljan Zekic, mentre per le due caselle che devono essere riempite da giocatori “vivaio” sono in lizza l’altra new entry Pietro Rondoni e i fratelli Francesco e Andrea Bessire, considerando che è ancora under 16 il “figlio d’arte” Flavio Cobolli, che si troverà di fronte da avversario il padre Stefano, nei quadri tecnici dell’Aniene (nato addirittura nel 1892 come circolo e inizialmente noto per i successi in altre discipline sportive) e sovente vice del capitano Santopadre, anche per via del ruolo di rilievo avuto nella crescita dei fratelli Berrettini. Giocatore dalle indubbie qualità è pure Matteo Fago, campione italiano in carica di Seconda categoria, ma il suo impiego in singolare andrebbe a scapito dello straniero (o di Fabbiano) sempre per la regola dei due “vivaio” da schierare.

Proprio quella regola che potrebbe fare la differenza in favore della corazzata Canottieri Aniene, che può utilizzare come “vivaio” i fratelli Matteo (il “golden boy” del tennis italiano dopo un’annata che lo ha visto scalare il ranking fino all’attuale numero 54 Atp) e Jacopo Berrettini, ma anche Liam Caruana, vincitore della wild card italiana per le Next Gen Atp Finals, oltre agli under 18 Riccardo Di Nocera e Riccardo Perin. Una rosa non di poco conto all’interno della quale scegliere due singolaristi, ai quali possono essere aggiunti tasselli pregiati quali Simone Bolelli, numero 146 della classifica mondiale, Gianluigi Quinzi, numero 147 Atp, o di grandissima esperienza come il veterano Flavio Cipolla – determinante nella passata edizione, sia a livello individuale con la vittoria su Moroni, che in doppio nel conquistare il punto scudetto insieme a Matteo Berrettini – che sa dare il meglio di sé proprio in questi contesti, o in caso di necessità lo stesso Vincenzo Santopadre, sceso in campo in doppio durante la fase a gironi. 

Proprio il 33enne bolognese, dopo le tre affermazioni individuali nella fase a gironi, è stato un autentico valore aggiunto nella semifinale contro il Park Genova non lasciando scampo prima ad Andrea Arnaboldi e poi ad Alessandro Giannessi. Insomma, il davisman azzurro, già protagonista degli scudetti vinti dall’Aniene nel 2010 e nel 2014, punta apertamente al poker tricolore per dimostrare con i fatti che può ancora dire la sua ad alti livelli dopo i guai fisici che ne hanno rallentato la carriera. Un mix, quello che tra Next Gen sempre più emergenti e tennisti di esperienza, che può veramente rivelarsi ancora una volta vincente per il circolo di cui presidente onorario è Giovanni Malagò, numero uno del CONI, in una competizione in cui pesano tantissimo il saper gestire la tensione e la capacità di giocare di squadra e per la squadra.

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