L'agente trentino Pastorello dietro il "colpo" Lukaku
Se la prossima stagione di calcio di serie A la Juventus di Ronaldo e il Napoli di Insigne avranno un degno avversario, il merito è anche del procuratore sportivo Federico Pastorello, 46enne roveretano, giramondo, tra i conquistatori del mondo organizzativo e imprenditoriale del pallone. Si era appassionato, negli anni Settanta e Ottanta, quando era spettatore al “Quercia” con il padre Giambattista, dirigente degli anni d’oro della serie C delle zebrette e poi anche presidente sulle orme del suocero Remo Albertini.
Infatti la firma più importante di questa campagna acquisti della massima serie è del suo protetto più competitivo, quel Romelu Lukaku, attaccante belga di colore per le origini dei genitori dallo Zaire (oggi Congo), nato ad Anversa il 13 maggio ‘93, un “Toro”, appassionato di Nba e tifoso dei Los Angeles Lakers. Idolatrava il brasiliano Adriano, mancino come lui. L’Inter della famiglia Zhang lo ha prelevato dal Manchester United. È il colpaccio dell’estate proveniente dall’Inghilterra, terra fertile per Pastorello, ed ha giocato prima di Manchester anche nell’Anderlecht, nell’Everton, nel Chelsea. Romeo è stato il più grande affare della storia dell’Inter, una montagna di muscoli con un contratto fino al 2024 di 7 milioni di base fissa, più ricchi bonus fino agli 8.5 milioni.
Federico, oltre alla soddisfazione per l’operazione capolavoro, è vero che nel campionato italiano è sbarcato un fuoriclasse, un ariete di prestigio, un vero trascinatore che potrà rendere l’Inter antagonista della Juventus di Cristiano Ronaldo?
«È stato sicuramente un affare importante - risponde Federico Pastorello - e che ha scosso la campagna acquisti in Italia. Lukaku è un giocatore che può spostare gli equilibri di una squadra. Conte lo ha fortemente voluto (e ieri Romelu lo ha omaggiato della dichiarazione «è uno dei migliori allenatori che conosca, volevo giocare con lui ancora quando ero in Inghilterra») e si inserisce perfettamente nel suo gioco. Nelle recenti amichevoli l’Inter ha giocato bene addirittura senza attaccanti, penso che con il suo arrivo non possa che salire la qualità della squadra. Non posso parlare di cifre, non posso addentrarmi nelle pieghe del contratto. I giornali di tutto il mondo hanno parlato di questo trasferimento, penso che sia giusto sottolineare che è un elemento che può fare la differenza e che l’Inter di questo nuovo corso ha aspettato ed ora è una realtà da gestire al meglio».
Nel suo carnet c’è pure Candreva: resterà all’Inter?
«Lui è stato riconfermato e l’arrivo di Antonio (Conte, ndr) lo ha rigenerato. Quest’anno per lui sarà speciale. Potrà servire molti palloni a Lukaku».
Per le società italiane aumentano anche le potenzialità in campo europeo. La Juventus insegue l’agognata Champions League, l’Inter non potrà essere da meno.
«Le garantisco che sia in prospettiva Champions che di campionato, la Juve di Sarri e l’Inter avranno a che fare con il Napoli di Ancelotti. Il suo presidente sta cercando un’altra punta di riferimento e non è escluso che questa si possa chiamare Mauro Icardi, visto che è fuori dal progetto nerazzurro. Il Napoli è ben rodato e pieno di grandi campioni. Dirà sicuramente la sua ed è un campionato di A che si preannuncia veramente interessante».
Ci sono le cosiddette provinciali che hanno lavorato bene per rinforzarsi. A Bergamo si sogna per l’ingresso in Champions, a Cagliari ci sono un centenario da anniversario e un 50° dallo scudetto storico con Gigi Riva da festeggiare.
«I bergamaschi si sono ben rinforzati - prosegue con competenza Pastorello - e farà valere il suo entusiasmo. I sardi sono guidati da un allenatore trentino del calibro di Rolando Maran, che stimo molto. Il presidente Giulini poi gli ha portato nella rosa Rog e Nainggolan. Squadre che hano orgoglio e possono dare fastidio, il Cagliari poi ci tiene a queste ricorrenze speciali».
Ci sono poi giovani che possono esplodere in A, tre sono trentini: Pinamonti della val di Non, capitano dell’Under 20 semifinalista al Mondiale e ora al Genoa (gol in recenti amichevoli con Bordeaux e Reggiana, ndr), Depaoli di Sopramonte, ex Chievo e centrocampista della Sampdoria, e Fiamozzi di Mezzocorona, terzino di spinta del Lecce.
«Sono tutti elementi con profili interessanti. Mio fratello Andrea, che è mio socio, cura l’ambito dei giovani emergenti e qui citerei il portiere del Napoli, il 22enne udinese Alex Meret, titolare in Under 21. Ma come i tre trentini ci sono altri prospetti di valore. Andrea segue Vergani, 2001 dell’Inter, poi Cudrig, 18enne friulano che è andato al Principato di Monaco, quindi un 2001 africano che interessa al Bologna, un ragazzo giunto sui barconi che approdano a Lampedusa».
Ormai lavorate in un mondo sempre più globalizzato…
«Nel ‘96 scelsi di spostare la mia società di consulenza a Montecarlo, dal 2010 ho un ufficio sempre aperto a Londra. Il mercato europeo è importante. Sempre più i clienti sono stranieri piuttosto che italiani».
I suoi anni roveretani, quelli di gioventù, sono stati importanti per appassionarsi. Lei e suo fratello avete giocato a pallone?
«Incredibile ma vero, mai. Le arie del calcio le abbiamo respirate con papà Giambattista con nonno Remo a Rovereto e poi in altre parti dove papà è stato dirigente. Abbiamo comunque imparato molte cose dell’ambiente. Nel dna abbiamo dimostrato di avere l’indole dell’affare calcistico. Non siamo mai stati quindi i classici raccomandati, ma il calcio è poi diventato il nostro lavoro e sono fiero che a Rovereto si tenga, ai primi di settembre (dal 6 all’8), una cerimonia di intitolazione della tribuna dello stadio a mio nonno Remo. Mia madre Elena Albertini, roveretana pura come me (la signora è scrittrice e docente di storia e filosofia all’Università di Parma), ne è entusiasta. C’è il centenario della società da festeggiare e i tempi di mio nonno e di mio padre sono stati veramente eccezionali in una serie C così lontana».
Remo Albertini è stato presidente della giunta provinciale negli anni ‘50 e poi anche del consiglio regionale, fu anche (scomparve nel 2005) presidente dell’Fc Rovereto e quindi il genero Giambattista Pastorello ne rilevò l’eredità fino al 1975 poi è stato dirigente a Padova, Parma, Genoa, Modena, Verona e Lugano.
Federico, chiudiamo con la Nazionale di Roberto Mancini. Si aspetta molto dal futuro azzurro.
«Roberto - chiosa Pastorello - sta facendo un magnifico lavoro. Ha una spettacolare nidiata di giovani da valorizzare oltre che importanti punti fissi. Stanno facendo un grande lavoro e penso che si toglierà grandi soddisfazioni. Ci sono due Mondiali e due Europei nel mirino. Le nuove generazioni in Italia ci sono. In campionato c’è spazio per tutti e ci deve essere la massima integrazione. Importante è fare esperienza e non mollare mai».