Caso Schwazer, i medici: «Allibiti dalle parole del professor Donati»
«Siamo stupefatti e sinceramente stanchi di essere nuovamente coinvolti dal signor Donati e dal signor Schwazer nelle sue vicende di doping. La prima volta lo ha fatto chiedendo una sospensione della squalifica per tornare a gareggiare, questa volta, invece, per avvalorare la tesi di un complotto internazionale». Lo dicono, in una dichiarazione diffusa dai loro difensori, i medici della Federazione Italiana di Atletica Leggera Giuseppe Fischetto e Pier Luigi Fiorella, condannati in primo grado a due danni dal tribunale di Bolzano, per favoreggiamento nell’ambito di un filone del caso doping Alex Schwazer. I due sono in attesa dell’appello.
Fiorella e Fischetto replicano alle parole dei giorni scorsi dell’allenatore di Schwazer, Sandro Donati. «L’accusa di essere tra i possibili mandanti del controllo a sorpresa del primo gennaio e, di conseguenza, della presunta manipolazione dei reperti, ripetutamente ripresa con evidenza da numerosi organi di stampa sia scritta che televisiva, è nei fatti così assurda e inconsistente che non meriterebbe nemmeno di essere presa in considerazione se non fosse che costoro continuano a ripeterla per avvalorare la tesi del boicottaggio».
I medici spiegano di aver dato mandato ai legali «di procedere nei confronti di questi signori, così che emerga la falsità e l’inconsistenza del teorema, peraltro fondato sulla coincidenza tra una data di udienza e la decisione di effettuare il controllo che neppure è significativa, posto che Schwazer aveva già deposto in udienza il 25 novembre 2015, mentre l’udienza del 16 dicembre era fissata per il controesame, e senza considerare che Schwazer aveva già formulato le sue accuse nel marzo del 2015, quando aveva chiesto una sospensione della squalifica, che gli era stata poi negata dal Tribunale nazionale antidoping».
«Quanto sta accadendo - continuano - ci pare una scomposta e disperata reazione ai risultati che stanno continuamente emergendo e che sconfessano il teorema del boicottaggio. Non sappiamo cosa sia successo, essendo estranei a questa vicenda nella quale costoro pretendono di coinvolgerci, rileviamo tuttavia come non possa che lasciarci perplessi il fatto che una volta che è stata clamorosamente smentita dai risultati delle analisi dei Ris, la tesi della sicura presenza di un Dna estraneo quale prova del sabotaggio e preso atto che nelle provette c’è solo ed esclusivamente il Dna di Schwazer, ora si pretende di sostenere che di Dna di Schwazer ce ne sarebbe troppo».
Per i due medici «sarebbe sufficiente leggere con una qualche attenzione la decisione con cui il Tas in 50 pagine di motivazione ha irrogato 8 anni di squalifica all’atleta, per rilevare che non vi è stata alcuna anomalia nel procedimento di prelievo e custodia e tanto meno in quello dell’Iter delle analisi che hanno rispettato le stesse procedure degli oltre 300.000 controlli antidoping eseguiti annualmente nel mondo da organizzazioni internazionali e da Wada».